Certificazione delle competenze fai da te. Per chi? Per cosa?

Nel regolamento sulla valutazione approvato dal Consiglio dei ministri, si parla anche della nuova certificazione delle competenze.

Da alcuni anni le scuole del primo ciclo, al termine della primaria e della secondaria di I grado dovrebbero rilasciare una certificazione delle competenze acquisite da ogni alunno.

Una disposizione contenuta nel Regolamento dell’autonomia scolastica prevede che vi sia un unico modello di certificazione, uguale per tutt’Italia, definito con decreto del ministro dell’istruzione.

Vuoi perché non è facile definire in modo univoco e condiviso cosa sia la competenza da certificare, vuoi perché, forse anche per questo, il decreto che definisce il modello nazionale di certificazione delle competenze non è ancora stato emanato, le scuole, in attesa di istruzioni, negli ultimi due anni hanno lavorato su un modello sperimentale proposto dal Ministero con facoltà di adattarne soluzioni e criteri.

Inoltre, la recente legge che ha reintrodotto il voto ha confermato la certificazione delle competenze aggiungendo, tra la sorpresa degli esperti, che deve essere espressa anche’essa con voto in decimi.

Il regolamento sulla valutazione appena varato ha di fatto rinviato tutto, perché, oltre al decreto ministeriale che definisca il modello, mancano apposite istruzioni dell’Istituto nazionale della valutazione del sistema di istruzione (Invalsi).

Le recenti circolari n. 50 e 51 sulla valutazione e sugli esami parlano in proposito di sperimentazione dei modelli di certificazione da parte delle scuole, non chiarendo fino in fondo se vi è, comunque, l’obbligo di sperimentare.

Ammesso che sia obbligatorio sperimentare, che senso ha un modello di certificazione fai da te, privo di criteri generali comuni? Cosa certifica? Ma poi, per chi certifica e in funzione di cosa?

Se la certificazione va consegnata al settore scolastico successivo, cosa se ne fa quest’ultimo di tanti tipi diversi di certificazione che, caso mai, mescolano competenze con conoscenze?

Non è forse meglio lasciare facoltà di sperimentare e poi raccogliere le migliori esperienze in vista della definizione di un modello unico nazionale, evitando oggi un adempimento fine a se stesso?