
Censis 2015/2. La scuola nel limbo
L’altra immagine forte utilizzata dal Censis nel Rapporto di quest’anno è quella del ‘limbo italiano’, che De Rita ha proposto traendo lo spunto da un’analisi dell’Italia del primo dopoguerra proposta quasi un secolo fa dal leader della componente riformista del PSI Filippo Turati, che aveva parlato di “mezze tinte, mezze classi, mezzi partiti, mezze idee e mezze persone”.
Non ha parlato esplicitamente di “mezza riforma” della scuola, De Rita, ma non c’è dubbio che l’immagine del limbo si potrebbe ben adattare a una scuola che è rimasta a metà del guado, malgrado gli ambiziosi propositi iniziali e le dichiarazioni vittoriose del premier Renzi dopo l’approvazione della legge 107/2015: parafrasando la citazione di Turati potremmo parlare di “mezza stabilizzazione degli insegnanti, mezzo potere ai dirigenti scolastici, mezza autonomia delle scuole, mezza alternanza scuola-lavoro, mezza sicurezza delle scuole”. Insomma una scuola di mezze premesse e mezze promesse, sulla quale grava la grossa incognita del comportamento degli insegnanti e dei loro sindacati.
Rispetto ad altre edizioni del passato, nelle quali alle tematiche educative era stato assegnato non tanto uno spazio quanto un ruolo importante e significativo, a volte emblematico della fase attraversata dal Paese (per esempio in tema di partecipazione, sperimentazione, autonomia), il 49° Rapporto riserva ai problemi della scuola e università un’attenzione che ci è parsa comparativamente piuttosto superficiale, un po’ di routine.
Eppure non mancano dentro il sistema educativo italiano fermenti interessanti, iniziative innovative, pratiche eccellenti che il Censis di altri tempi avrebbe forse considerato promettenti punti di svolta. Come quando, proprio parlando di spinte innovative nella scuola (e nella società) giunse a citare con aperto favore il Nietzsche di ‘Così parlò Zaratustra’: “Bisogna avere il caos dentro di sé per generare una stella danzante”. Ma nel limbo le stelle non si vedono…
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