Carrozza/1. Un programma di legislatura

Più di un ministro dell’attuale governo ha provveduto a definire i propri intenti e il proprio programma di azione in termini complessivi, non ponendosi a priori il problema della fattibilità e/o quello della compatibilità delle iniziative proposte con i vincoli di bilancio che gravano sulla spesa pubblica nel nostro Paese.

Carrozza giunge dopo tre ministri dichiaratisi in diverso modo e misura ‘razionalizzatori’ dell’esistente: Fioroni si avvalse della figura del ‘cacciavite’ per descrivere il suo approccio al cambiamento nella scuola; Gelmini, pressata da Tremonti, sottopose la scuola a una drastica cura dimagrante; Profumo, salvo che nel settore delle nuove tecnologie, non ha perso occasione per dire che il suo compito era quello di ‘oliare’ il sistema scolastico, non certo quello di riformarlo.

In un certo senso, anche se il timing del governo Letta è compreso nell’arco di un anno e mezzo – il tempo necessario, almeno sulla carta, per fare le riforme istituzionali e quella del sistema elettorale – è come se il ministro Carrozza fosse tornata allo standard classico delle dichiarazioni programmatiche, risalente addirittura ai governi di coalizione della prima Repubblica, e ragionasse in termini di legislatura e perfino oltre, come mostrano i ripetuti riferimenti alla riprogrammazione dei fondi europei per il periodo 2014-2020 e ai benchmark di Lisbona 2020.

Probabilmente su questo respiro ‘strategico’ del programma presentato influisce la formazione tecnico-scientifica dell’attuale ministro, abituata alle programmazioni pluriennali, ma forse ancora di più la persuasione che per il sistema italiano di istruzione scolastica e universitaria, e per la ricerca, la strada della riqualificazione e del rilancio è obbligata, e richiede vasto consenso politico e sociale. Per ora il consenso è venuto, sia dalla maggioranza di governo (‘strana’ ma ampia), sia dai sindacati, escluse le frange massimaliste. Poi, occorrerà fare i conti, anche all’interno del governo e con il ministro dell’economia, vero dominus delle politiche educative di questi anni.