Calo delle nascite: i primi effetti sui servizi per l’infanzia

I mass media hanno finalmente scoperto quello che diversi mesi fa Tuttoscuola aveva rilevato scorrendo i dati ISTAT: è in atto un pesante calo di nascite, determinato, con ogni probabilità, dalla crisi economica. Ma non sono state granché approfondite, per il momento, le conseguenze immediate e a lungo termine che ne deriveranno.

Il primo settore che sarà investito dal decremento sarà quello dei servizi per l’infanzia: nidi e scuole, poi verrà la primaria e la secondaria.

Per capire di cosa stiamo parlando, forniamo i dati ufficiali dell’ISTAT sulle nascite degli ultimi anni, fino a quelle del 2013 con l’eccezione di Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige.

Nel 2007 i nati erano stati quasi 547mila, passati a 558mila l’anno dopo (+ 11mila) per superare le 565 mila unità nel 2009 (+ 7mila). Un triennio di crescita, dunque.

Da quel momento, complice anche la crisi economica, è iniziato però il decremento ( http://www.tuttoscuola.com/ts_news_651-1.docx ): nel 2010 quasi 533 mila nascite (-32 mila rispetto al 2009), nel 2011 quasi 520 mila nati (-13 mila rispetto all’anno precedente), nel 2012 i nati sono stati 512,5 mila (-7,5 mila), nel 2013 quasi 498 mila nascite (-15 mila). Le proiezioni del 2014 confermano la tendenza al decremento (potrebbero esserci ulteriori 5 mila nascite in meno).

L’onda di magra (inarrestabile?) sta investendo per primi i nidi d’infanzia con un effetto virtualmente positivo, perché il naturale calo della domanda, a invarianza di posti disponibili, dovrebbe far aumentare la percentuale di bambini accolti, consentendo all’Italia di fare un passo avanti verso il benchmark del 33% fissato dalla UE per il 2020.

Per la scuola dell’infanzia il decremento delle nascite sta già determinando, invece, un effetto negativo sui livelli di occupazione. Quest’anno siamo al secondo anno di magra. I dati dell’organico di fatto per il 2014-15, comprensivi anche dei nati 2011, sembra stiano registrando un sensibile calo complessivo di iscritti nella scuola statale dell’infanzia con effetti di contrazione sul numero di sezioni attivate. È presumibile che stia avvenendo la stessa cosa per le scuole non statali.

Senza considerare l’incidenza degli anticipi, il potenziale di bambini iscrivibili nelle scuole dell’infanzia nel 2012/13 era di 1.669.962; nel 2016/17 sarà di 1.530.148, cioè circa 140 mila in meno (- 8,4%). Non potranno non esserci contraccolpi sugli organici del personale. A seguire la scuola primaria, poi la secondaria di I grado, ecc.