Tuttoscuola: Non solo statale

Buoni scuola in salsa piemontese: ok dei radicali (e della Margherita)

“Libera scuola in libero Stato”. E’ lo slogan neocavouriano dei radicali piemontesi, che li ha indotti a votare a favore della legge regionale sui buoni scuola, approvata con una maggioranza di 37 voti a 12. Anche tre consiglieri della Margherita hanno votato a favore della legge, voluta dal centro-destra ma particolarmente apprezzata dal mondo delle scuole cattoliche.
Ciò che ha convinto i radicali, avversari storici delle scuole private (soprattutto religiose), ad approvare la legge piemontese sul “diritto allo studio” è il fatto che essa, a differenza di quella lombarda, consente ai genitori con redditi bassi di accedere al “bonus” (fino al 75% delle rette, se la famiglia ha un reddito inferiore a 15.494 euro), e di ottenere il rimborso totale delle tasse scolastiche versate alle scuole statali.
Mentre il sì della Margherita è legato alle nuove opportunità che si aprono per le scuole cattoliche, quello dei radicali costituisce, secondo le intenzioni da essi dichiarate in questa circostanza, solo un primo passo verso la generalizzazione del “buono”, che a loro avviso dovrebbe diventare il sistema ordinario di finanziamento di tutto il sistema nazionale di istruzione.
E’ singolare che su questa posizione i radicali incontrino un illustre esponente del cattolicesimo liberale come il prof. Dario Antiseri, che da anni combatte la stessa battaglia. Da notare è il fatto che la generalizzazione del buono scuola (con normativa nazionale) correggerebbe gli squilibri, anche notevoli, che vanno emergendo tra le diverse leggi regionali per il diritto allo studio.

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