Buona scuola, decreto sulla valutazione: il dilemma del voto, lettere o numeri?

Sono ormai in chiusura le decisioni sui pareri relativi alle deleghe della Buona Scuola sia presso la Conferenza unificata sia nelle Commissioni parlamentari.

In Conferenza unificata, a quanto sembra, l’Anci avrebbe sollevato problemi di merito sullo schema di decreto per il diritto allo studio, lasciando intendere un suo parere negativo o la richiesta di ritiro dell’intero decreto.

Leggi i testi delle deleghe della Buona Scuola

Nelle Commissioni parlamentari sembra che le maggiori vivacità di dibattito riguardino i decreti sull’inclusione e sulla valutazione. In particolare per questa ultima si riapre il dilemma del voto in numeri o in lettere. Come si sa, nei testi ufficiosi che circolavano nei mesi scorsi le lettere avevano scalzato l’attuale voto in numeri nel primo ciclo, ma, con sorpresa di tutti, lo schema varato dal ministro Fedeli aveva confermato la valutazione in numeri facendo cadere, in proposito, l’alternativa delle lettere.

Invece, a quanto si rileva dai lavori parlamentari, la votazione in lettere sembra ritorni, come sembra di capire dalle parole della relatrice di maggioranza, la senatrice Francesca Puglisi (Pd), al Senato, riportato dal resoconto di ieri in Commissione.

“Relativamente alle cosiddette bocciature nella scuola primaria – leggiamo nel resoconto – ritiene che ciò rappresenti un argomento assai delicato. Richiama in proposito i dati secondo cui circa il 3% (probabilmente intendeva 0,3% – n.d.r.) degli alunni della scuola primaria viene bocciato, pari a 11.000 studenti. Manifesta dunque l’intenzione di introdurre nel testo la previsione per cui occorre la condivisione con la famiglia in ordine alle scelte sul percorso di tali alunni. Per quanto attiene alla possibilità di esprimere il voto in numeri, ricorda che il suo Gruppo ha da sempre contestato che, nel primo ciclo e in particolare nella scuola primaria, la votazione numerica non fosse accompagnata da una descrizione del grado di apprendimento dell’alunno. Reputa infatti che la valutazione espressa in numeri sia inadeguata per tali scopi, tanto più che in quella fascia d’età si risente molto della propria origine economico-sociale. Su tale argomento, ritiene possibile una mediazione, che introdurrà come condizione nello schema di parere, in base alla quale il voto numerico deve essere corredato da un giudizio descrittivo dei risultati di apprendimento. Propone altresì al Governo di avviare una sperimentazione nella scuola primaria per introdurre il voto in lettere, sempre accompagnato da un giudizio descrittivo, anche per capire il tasso di gradimento di tale strumento nel mondo scolastico”.

Come si può capire, c’è una presa di distanza dalla votazione in numeri e la proposta di introdurre quella in lettere, se pur in via sperimentale.

Sarebbe, però, soltanto la scuola primaria ad avere la valutazione sperimentale in lettere, mentre nella secondaria rimarrebbe confermata la valutazione numerica, come avviene già attualmente e come conferma lo schema di decreto.