
Destinare tutti i fondi disponibili del Comune di Bologna alle scuole dell’infanzia comunali oppure dirottarne una parte a quelle paritarie e private (nel 2009 sono stati concessi 1.055.000 euro, poco meno di quelli assegnati dal ministero)? è questo il quesito del referendum consultivo promosso dal ‘Comitato art. 33’ di Bologna, che ha tra i sostenitori Rete laica Bologna, federazione lavoratori conoscenza della Cgil, Usb, Comitato bolognese scuola e costituzione, Associazione per la sinistra.
Fra un mese, se il quesito sarà giudicato ammissibile, partirà la raccolta firme che durerà tre mesi. Ne servono 9000, ma il Comitato punta a “superare quella cifra di un bel po’”, hanno detto gli organizzatori in una conferenza stampa.
Primo passo dell’iniziativa è stato il deposito delle firme necessarie per la richiesta del referendum. Il 2 marzo il Comitato ne ha presentate 330, sulle 220 richieste. Entro 30 giorni, il Comune dovrà convocare il Comitato dei garanti che decideranno sul referendum. I Garanti sono cinque giuristi di nomina del Consiglio comunale che, però nella Bologna commissariata, coincidono con gli ultimi ‘nominati’ e cioè quelli dell’amministrazione Cofferati (il Consiglio comunale del successore Flavio Delbono non fece in tempo a rinnovare il Comitato perché restò in carica meno dei nove mesi previsti per il rinnovo, a causa delle dimissioni del sindaco indagato).
Maurizio Cecconi, della Rete laica ,ha ricordato che la recente introduzione di una tassa di iscrizione alle scuole materne da parte della Giunta commissariale prevede un incasso di circa 600 mila euro. “Quindi il Comune mette una tassa pur di non tagliare i finanziamenti alle scuole private. Questa è una scelta politica“, ha denunciato.
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