Benessere psicologico, prof più preparati e meno precari, più orientamento e pratica: le priorità degli studenti per la scuola futura

Una scuola studente-centrica, più attenta alle esigenze attuali di quei soggetti che dovrebbero essere in realtà il focus del suo senso di esistere. Ecco la direzione da prendere per plasmare la scuola ideale, almeno secondo gli studenti italiani. Al primo posto delle priorità per il Ministero dell’Istruzione e del Merito, e per tutto il sistema scolastico, per gli alunni dovrebbe esserci la cura del benessere individuale, intesa nel senso più ampio del termine. A seguire, un metodo di valutazione che allenti un po’ quell’ansia da prestazione che attanaglia l’attuale classe studentesca. E, perché, facendo diventare la scuola sempre più pratica e sempre meno teorica; in una parola: moderna.

Gli studenti disegnano la loro scuola ideale

Un elenco ben strutturato di “indicazioni” – stilato grazie al contributo di oltre 6mila alunni di classi medie e superiori, che nelle scorse settimane hanno risposto a un sondaggio organizzato da Skuola.net – all’interno del quale non mancano neppure questioni storiche, come la necessità di avere docenti “stabili” e ben preparati, quella di una maggior sicurezza degli edifici scolastici, o ancora il problema del sovraffollamento delle classi e quello dell’orientamento. Eccolo nel dettaglio.

  1. Cura e benessere psicologico degli studenti

La salute mentale degli studenti è diventata la priorità delle priorità. Specie dopo la pandemia in tanti non ce la fanno a sostenere il peso del confronto con docenti e pari età. Non a caso è stata indicata come la priorità numero uno da quasi 1 su 4 (il 24,8%). Ma, per le ragazze e i ragazzi, cura del benessere psicologico non significa solo avere a disposizione uno psicologo con cui parlare. Vuol dire anche essere ascoltati dall’intera comunità scolastica, capiti anche al di là degli aspetti didattici, sostenuti in caso di cedimento. Insomma, avere un ambiente più “sano” in cui passare le giornate e che non determini un carico di lavoro, una volta tornati a casa, giudicato da molti insostenibile, soprattutto ai licei: compiti e verifiche, spesso assegnati senza programmazione e coordinamento tra i docenti, stanno mettendo in crisi molti studenti.

  1. Riforma della valutazione

Un tema che in qualche modo si lega al precedente. Racchiudere il giudizio sul rendimento scolastico a un numero non aiuta i ragazzi: lo pensa convintamente il 13,4% degli intervistati. Per loro sarebbe meglio avere una valutazione di più ampio respiro, che prenda in considerazione le individualità, partendo dal presupposto che ognuno è diverso dall’altro. Così facendo, si eviterebbe anche di fare paragoni immediati che, a quanto pare, anziché stimolare a fare meglio lasciano ancora più indietro chi ha delle difficoltà.

  1. Meno teoria e più pratica

Per gli alunni, specie in quest’epoca, la scuola dovrebbe contribuire a mettere in mano alle persone una serie di competenze, specifiche e trasversali, spendibili ovunque una volta finito il periodo di formazione. La parte teorica, invece, è oggi predominante. Per oltre 1 su 10 (l’11%) sarebbe perciò opportuno riequilibrare la bilancia, aumentando il peso della componente pratica. Accompagnando alla spiegazione anche la sua applicazione concreta. In modo tale che, chi proseguirà gli studi dopo il diploma, continuerà ad avere delle buone basi da cui partire. Ma anche chi vorrà cercare subito un lavoro non sarà totalmente privo di “strumenti”, come purtroppo accade nella maggior parte dei casi oggi, specie nei licei.

  1. Non cambiare prof ogni anno

Dei docenti “precari”, per gli studenti, non possono che far male all’intero sistema e ai ragazzi stessi. Finché non si troveranno soluzioni per evitare che ci siano classi con le porte girevoli, dove ogni anno cambia l’insegnante in una o più materie (o, peggio ancora, anche più volte in corso di anno) o si fa continuo ricorso alle supplenze, la scuola non potrà mai fare il salto di qualità. Ecco perché il 9,1% degli intervistati inserisce anche questo dettaglio di non poco conto tra le urgenze.

  1. Docenti più preparati

Un buon punto di partenza, per “ristrutturare” la didattica, potrebbe essere quello di lavorare proprio sul capitale umano, sugli insegnanti. Sono davvero tanti gli studenti che si lamentano di professori poco preparati, svogliati, demotivati. Per il 9% degli alunni – dato guarda caso in linea con l’altro aspetto legato all’insegnamento, quello sui contratti – bisognerebbe, dunque, prima di tutto selezionare una classe docente all’altezza delle sfide di oggi. Dopodiché, li si dovrebbe spingere – ovviamente con i giusti incentivi  – a migliorarsi continuamente, tramite un aggiornamento costante e una valutazione periodica del loro lavoro. Perché no, anche grazie ai riscontri dati dai loro alunni.

  1. Orientamento al lavoro/al futuro

Capire grazie a insegnanti ed esperti dove sta andando il nostro Paese, meglio se il prima possibile, per valutare costruttivamente cosa fare da grandi: una richiesta che ritorna puntuale quando si chiede ai ragazzi che scuola vorrebbero, tanto è vero che la menziona l’8,8% del campione. Il potenziamento, soprattutto qualitativo, delle attività di orientamento è il cuore del progetto. Un supporto che dovrebbe esserci per l’intero corso delle scuole secondarie. In modo tale che, alle medie, si capisca che tipo di percorso delle superiori intraprendere. Mentre, in avvicinamento al diploma, ci si prepari psicologicamente a quello che ci sarà dopo. Per poter prendere la decisione migliore, tra proseguire gli studi o cercare lavoro, a seconda delle proprie capacità e inclinazioni.

  1. Didattica più innovativa

Il mondo viaggia alla velocità della luce. I cambiamenti, in termini di nuove tecnologie e applicazioni in grado di modificare le dinamiche di studio e lavoro, sono quasi all’ordine del giorno. La scuola, invece, è rimasta ancorata a schemi di un lontano passato. Le lezioni sono soprattutto frontali, la preparazione avviene quasi solo su libri e testi scritti. Il futuro ha finora trovato poco spazio nelle nostre classi. Per l’8,1% degli studenti sarebbe perciò il caso di cambiare in fretta le cose, facendo gradualmente entrare nella didattica le mille risorse a disposizione oggi.

  1. Contrasto alla violenza e al bullismo

Non sono mai abbastanza gli sforzi che si fanno per debellare la piaga del bullismo. Per questo molti ragazzi (5,2%) chiedono di insistere sul contrasto alla violenza in ambiente scolastico, ma anche fuori. Un tema, questo, a cui in tempi più recenti si è aggiunto un nuovo capitolo che chiama in ballo la violenza a 360°, ormai dilagante nei nostri istituti, arrivando a coinvolgere frequentemente anche gli insegnanti. Per una discreta percentuale di giovani è ora di dire stop.

  1. Scuole più sicure

È un’altra delle annose questioni che affliggono da decenni la scuola: la sicurezza dei luoghi che, in definitiva, li accolgono per più ore al giorno. Tanti gli istituti che ancora oggi non ricevono una costante manutenzione, mettendo in pericolo chi li frequenta. Ma, in questo momento storico, il concetto di scuole più sicure per i ragazzi deve voler dire anche ambienti più accessibili per gli studenti con bisogni speciali e, contemporaneamente, più puliti e salubri. Se il Ministero ci mettesse mano farebbe breccia nel cuore del 4,3% di loro. E a tutti gli altri farebbe come minimo un grande favore.

  1. Diritto allo studio

Tutti gli studenti, qualunque sia lo status socio-economico di provenienza o il luogo di residenza, dovrebbero avere le medesime opportunità per crescere, formarsi adeguatamente e provare ad avere successo nella vita. Attraverso incentivi, finanziamenti, borse di studio o misure simili. Una missione in cui si sono impegnati molti ministri dell’Istruzione, senza grandi risultati. Ma un discreto numero di ragazzi (3,6%) chiede comunque di non mollare e di provarci finché non cambieranno davvero le cose.

  1. Classi meno affollate

A chiudere l’elenco delle priorità dei ragazzi un’altra di quelle cose che non fa mai male ribadire: la necessità di eliminare dalle nostre scuole le cosiddette ‘classi pollaio’. Continuano a essere troppe le aule che vedono la presenza di più alunni di quelli che dovrebbero ospitare e dove, per questo, gli spazi vitali sono ristretti e la didattica fa fatica a procedere come dovrebbe. Un allarme che si ripresenta puntuale ad ogni inizio d’anno scolastico. Per il 2,7% degli studenti non bisogna dimenticarlo mai.

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