Baby Vax: sì, no, forse…

È un coro di no quello in risposta ai sondaggi sulla vaccinazione pediatrica che abbiamo attivato come Associazione genitori, per di più proveniente da persone che si sono vaccinate a suo tempo con doppia dose. Un “No” proclamato in pubblico, perché “Non si sa cosa c’è dentro”, ma in privato o dinanzi a cerchie ristrette le cose un po’ cambiano. Si va da “Sono terrorizzata, ma glielo farò fare” a “Non vediamo l’ora che aprano per la sua fascia d’età”, passando per “Abbiamo fatto vaccinare i due figli adolescenti, non sarebbe bello fare differenze per la più piccola”.

Gli adolescenti, lo sappiamo, hanno convinto i genitori a farli vaccinare perché altrimenti avrebbero dovuto rinunciare alle attività sportive, come pure alla loro vita sociale. Nei mesi passati abbiamo registrato molte perplessità fra i genitori, preoccupati per la responsabilità che si assumevano in nome dei figli, ma alla fine trascinati dalla loro risoluzione. Con i bambini è più difficile, certo, l’onere della decisione grava tutto sui genitori e nessuno vorrebbe essere nei loro panni.

In realtà, quando sembrava che i bambini in qualche modo fossero immuni dal Covid-19 o comunque dalle sue forme più gravi, l’ago della bilancia pendeva decisamente a sfavore della vaccinazione. Adesso che però nuove conoscenze si sono fatte avanti è il momento di ripensare con attenzione se proteggere nostro figlio con il vaccino oppure no.

Autorità e pediatri, va da sé, sono tutti a favore, però i genitori nicchiano, solo in pochi prenotano e molti stanno a guardare. Nel mare di incertezze, un punto di riferimento viene dall’ormai celebre Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, che nella conferenza di presentazione della campagna vaccinale in età pediatrica ha comunicato dati abbastanza allarmanti a proposito dell’infezione da Covid-19 nei bambini: “Secondo le stime dell’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) ogni 10mila casi sintomatici per Covid ci sono 65 ospedalizzazioni, 6 ricoveri nelle terapie intensive e, tristemente, un caso di decesso”.

Preoccupante, sì, abbastanza, ma quel che è peggio sono le conseguenze: in primis la sindrome multinfiammatoria sistemica, che può essere innescata da Sars-CoV-2 nei bambini e che nel 70% dei casi può arrivare a richiedere un ricovero in terapia intensiva. Poi c’è anche il Long Covid, un’infinita serie di patologie che si attiva a settimane dalla guarigione dal virus e per il quale, riferisce Locatelli: “Vi sono evidenze che una percentuale quantificabile secondo alcuni studi nell’ordine del 7% può sviluppare i sintomi prolungati da patologia da Covid 19”.

Ogni genitore deve scegliere liberamente quale scelta fare per il proprio figlio, però a questo punto sembra doveroso che si informi molto bene.

*Presidente Associazione Genitori A.Ge. Toscana

© RIPRODUZIONE RISERVATA