Autocertificazioni: l’apriti Sesamo dell’occupazione facile

Anche nella scuola, come in tutte le pubbliche amministrazioni, il cittadino può autodichiarare situazioni personali e possesso di titoli.

Una semplificazione salutata positivamente a suo tempo come un segno di civiltà e di progresso nel rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione.

Per parte sua l’Amministrazione ha il diritto di controllare la veridicità delle dichiarazioni e, anzi, ha il dovere di effettuare indagini a campione. Fin qui una realtà ideale da società emancipata.

Ma la realtà a volte è un po’ diversa, in tanti settori, scuola compresa.

A fronte di tanti cittadini che si avvalgono correttamente dell’autocertificazione, ce ne sono altri che se ne approfittano. E, purtroppo, è raro che l’Amministrazione controlli.

Sembra che in occasione delle domande per l’inserimento in graduatoria per bidelli e impiegati di segreteria delle scuole ci siano stati casi di uso disinvolto dell’autocertificazione.

Così può risultare che in una città del centro nord (ma la cosa si ripeterebbe in altre province) da un anno all’altro, risultano inserite decine e decine di nomi nuovi nelle graduatorie per bidelli che vanno ad inserirsi ai primi posti (con incarico annuo assicurato). Molti di questi “fortunati” avrebbero dichiarato il possesso di diploma o di laurea o di servizi prestati in altre città che fruttano un bel gruzzolo di punti in più.

Le scuole si limitano normalmente ad inserire i dati in graduatoria e così, chi ha dichiarato il falso, può restare impunito.