Aprea: un programma di fine legislatura. Dirompente

Intervenendo al seminario organizzato dall’Andis (Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici) a Torino in occasione del 150° anniversario dell’unità d’Italia Valentina Aprea, presidente della VII Commissione della Camera dei Deputati, ha presentato un insieme di proposte che nella stessa sintesi dei lavori pubblicata nel sito dell’Associazione viene definito ‘dirompente’.

Dopo aver svolto considerazioni preliminari molto problematiche sulle prospettive aperte dal federalismo scolastico (“La Lombardia a fronte dei risultati di eccellenza che consegue spende solo il 2% di PIL, mentre la Calabria spende l’8% per i risultati che tutti conosciamo; se dovessimo applicare il passaggio dal “costo storico” al “costo standard” la Lombardia avrebbe diritto da subito a 12.000 docenti in più; le politiche nazionali non sono state finora politiche di equità; le Regioni non hanno operato per tempo la razionalizzazione”), Aprea presenta le sue proposte (che prendiamo sempre dalla sintesi dell’Andis): “Se vogliamo dare più potere ai dirigenti bisogna organizzare le dirigenze per reti di scuole e far sparire le sovrastrutture dell’amministrazione periferica; ci portiamo dietro vecchie logiche del secolo scorso, conseguenza del lungo ’68 politico-sindacale; bisogna superare i luoghi comuni di diritti e garanzie; non è più possibile avere 900.000 docenti che vogliono solo garanzie”.

Nella parte finale del suo intervento Aprea ha ulteriormente alzato il tiro, tanto da dare l’impressione di presentare più un programma di auspici che proposte concretamente agibili di qui alla fine della legislatura: “Nel futuro avremo albi regionali a cui si iscriveranno gli aspiranti all’insegnamento al termine dei 6 anni di formazione universitaria. I dirigenti chiameranno direttamente dall’albo regionale; i docenti avranno l’obbligo di permanere per 5 anni nella stessa regione; al termine dei primi 3 anni saranno valutati e se vorranno cambiare scuola dovranno partecipare a bandi di concorso di reti di scuole”.

E’ difficile ritenere che nei due anni scarsi che mancano alla fine della legislatura (sempre che non si concluda anticipatamente) possano realizzarsi tutte o anche solo una parte delle proposte avanzate dalla parlamentare milanese, anche perché molte di esse richiederebbero il varo di leggi per la cui approvazione servirebbe un atteggiamento se non collaborativo almeno di non troppo aspra contestazione da parte dell’opposizione. Ma di qui alla fine delle legislatura la tensione sembra destinata caso mai ad accrescersi ulteriormente, non ad attenuarsi.