Alunne, alunni, studentesse, studenti: l’enfasi del genere

La puntualizzazione del genere, femminile o maschile, anche nei documenti ufficiali è diventata quasi una crociata per il ministro Valeria Fedeli che, fin dal suo arrivo al Palazzo della Minerva, ha preteso di essere chiamata ministra, al femminile, appunto.

Fin dalle prime comunicazioni ha voluto distinguere nettamente il genere delle persone citate in modo quasi ossessivo e un po’ stucchevole. Nei testi degli otto decreti trasmessi come schema alle Commissioni parlamentari, tuttavia, non ha osato infrangere il rigido protocollo linguistico e ha utilizzato il termine usuale del genere al maschile che in via convenzionale comprende il femminile e il maschile.

Ma nei testi dei decreti legislativi approvati dal Consiglio dei Ministri quel protocollo sembra sia caduto completamente, non sappiamo se per volontà della ministra o per scelta compiacente di qualche zelante collaboratore. Abbiamo esaminato per il momento il testo ufficioso del decreto sulla valutazione dove tutti i termini sono stati sdoppiati nel genere femminile e in quello maschile, e abbiamo scoperto che: il termine alunno/i è stato sdoppiato 73 volte secondo il genere (alunna/e-alunno/i) e la parola studente/studenti è stato sdoppiato 77 volte.