Alternanza scuola-lavoro/3. Quale alternanza per i licei?
Tuttoscuola.com ha pubblicato nei giorni scorsi la lettera-appello della dirigente scolastica del liceo ‘Comenio’ di Napoli, nella quale si sostiene che con la legge sulla Buona scuola e l’introduzione obbligatoria dell’alternanza scuola-lavoro “in poche righe si assesta un colpo, sotto la cui potenza – evidentemente sottovalutata dal legislatore, o sfuggita alle sue intenzioni – la ‘buona’ scuola – quella fatta dai ‘buoni’ insegnanti – rischia di stramazzare”.
A suo giudizio “viene disconosciuta ai licei una specificità – rispetto agli istituti tecnici e professionali – che ne costituisce insieme la ragione e l’essenza: la natura contemplativa del sapere, l’otium come sinonimo di scholè, la natura rarefatta, non bulimica, di quella cultura che dovrebbe muovere da, e formare a, un’elevata concezione della prassi”.
Di qui la drastica proposta di “risparmiare”, le “risorse da spendere per i ‘tutor’ scolastici e aziendali”, per destinarle invece “ai protagonisti autentici della ‘buona scuola’: quegli insegnanti colti, che amano fare lezione perché vogliono il bene dei ragazzi; quello stesso bene che hanno contemplato e conosciuto, e che li spinge ogni giorno a ben operare”.
Niente alternanza, dunque, per i licei, e anzi “difesa dell’ora di lezione” dalle insidie del negotium, il termine contrapposto al richiamato otium, con il quale i latini indicavano tutte le attività che avevano a che fare con la vita lavorativa.
Quanto è diffusa e condivisa l’opinione espressa dalla dirigente del liceo ‘Comenio’? È probabile che tra gli insegnanti più tradizionalisti l’alternanza sia vissuta come un’invasione di campo, una inaccettabile contaminatio, qualcosa da respingere ai margini se non fuori dell’anno scolastico. Ma, come qualche volta succede, tradizionalisti e rivoluzionari, o iperinnovatori, condividono l’ostilità di principio alle novità. Nell’ultimo numero di Micromega, per esempio (una testata schierata all’estrema sinistra) compare un ampio articolo di critica della ‘Buona Scuola’, a firma di Marco Magni, che porta come esempio negativo l’alternanza e si conclude con la proposta “non di un referendum”, ma “dell’organizzazione di un’ampia campagna di boicottaggio, oserei dire di ‘diserzione’, dai programmi di alternanza scuola-lavoro nei licei”. Intanto i Neet, i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non fanno formazione, aumentano, in Italia sono ormai uno su quattro.
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