Alice Azzariti (Valentina in Imma Tataranni): ‘Sogno una scuola dove il bambino è libero di accogliere più stimoli possibili’

Di Sara Morandi

Alice Azzariti è un volto ben noto al pubblico della popolare serie Rai, “Imma Tataranni – Sostituto Procuratore”, dove riveste il ruolo di Valentina De Ruggeri, figlia della protagonista. Dopo aver partecipato a un’altra acclamata serie della rete, “Il metodo Fenoglio”, ispirata dai romanzi di Gianrico Carofiglio, ha continuato a coltivare la sua passione per il teatro presso l’Argot Studio di Roma e per il piccolo schermo. Quest’estate la vedremo esibirsi sul palco, ma intanto Alice Azzariti è già tornata in prima serata su Rai Uno con i nuovi episodi di Imma Tataranni. Qui interpreta “un personaggio più maturo”. Si tratta di una giovane donna che ha superato la fase adolescenziale più ribelle e conflittuale, per affrontare la vita (e i rapporti con i genitori) con una consapevolezza maggiore. Alice, in questa intervista, immagina una scuola ideale dove i bambini possono ricevere stimoli vari e sviluppare la loro identità di cittadini consapevoli, sottolineando l’importanza di prevenire il bullismo e di ampliare l’educazione religiosa oltre quella cattolica per un approccio più inclusivo e completo.

Alice benvenuta su Tuttoscuola. In tv sei tornata fra i protagonisti della fiction di “Imma Tataranni”. Fra i vari spoiler che ho letto facendo zapping su web, si evince uno sviluppo interessante per Valentina, la figlia di Imma. Seguirà le orme della mamma, quindi futuro magistrato?

“Valentina già dalla scorsa stagione ha mostrato il suo interesse nel seguire le orme della madre, poiché, nonostante gli anni passati in un normale ed umano conflitto genitoriale, la stima per il lavoro materno e per la figura che incarna l’ha portata ad intraprendere lo stesso percorso”.

Il personaggio di Valentina, come si deduce dalla serie, è un’attivista che partecipa alle manifestazioni che condividono i suoi valori personali. Anche in te, viveva questo spirito di collaborazione quando andavi a scuola? Valentina, indirettamente, prova un rapporto conflittuale con la mamma perché si raffronta con lei (anche come studentessa) e in qualche modo vive, una sorta di solitudine – da parte della mamma – in quanto molto impegnata con il lavoro. Secondo te, come si può “far pace” con questo contrasto? 

“Penso che tutto si basi su un concetto di cura nei confronti di tutto ciò che ci circonda, così come Valentina, trovo doveroso porre attenzione alla nostra realtà circostante.
Per quanto riguarda la conflittualità con il rapporto materno, Valentina non è più un adolescente e comprende le preoccupazioni della madre inerenti all’aspetto lavorativo, crescendo, infatti, si fa pace con sé stessi in primis”.

Come dovrebbe essere la tua “Scuola che Sogniamo”?

“Credo in una scuola dove il bambino è libero di accogliere più stimoli possibili per far sì che si possa sviluppare la sua futura identità di cittadino nel modo più consapevole possibile. Bisognerebbe porre molta attenzione su quanto quegli anni siano fortemente influenzabili e, spesso, ci si ritrova a combattere contro un modello che ti fa percepire la tua diversità come un problema o qualcosa da risolvere.
Non a caso si sottovaluta il rischio di bullismo e di come i traumi si possano insidiare per poi fuoriuscire anni a seguire, dopo che l’inconscio li ha già assimilati. Anche per quanto concerne la religione, sarebbe più completo nel processo didattico far sì che i bambini non si focalizzino solo su quella cattolica ma che abbiamo un largo spettro conoscitivo”.

Progetti per il futuro o sogni nel cassetto?

“Al momento frequento la palestra attoriale del teatro Argot e cerco di conoscere più cose possibili per coltivare me stessa, come una pianta. Sogno nel cassetto? Non ne ho, il mio sogno sarebbe quello di fare l’attrice per tutte la vita. È l’unica cosa che mi fa sentire viva, la mia gioia”.

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