Tuttoscuola: Non solo statale

Agesc su ‘La Buona Scuola’: più ombre che luci

Agesc, l’associazione dei genitori delle scuole cattoliche, scende in campo con una articolata nota di commento al piano del Governo per una “Buona scuola” alla vigilia della conclusione della consultazione.

Dato atto al governo di aver individuato molti punti critici dell’organizzazione scolastica italiana che necessitano di interventi incisivi (l’eccessiva presenza di precari fra i docenti, la pesante burocratizzazione dell’apparato, la non ancora realizzata autonomia delle scuole, un sistema di valutazione ancora inadeguato, la mancanza di potere decisionale dei dirigenti, la riforma di organi collegiali inefficaci, lo scarso rapporto fra scuola e mondo del lavoro) la nota dell’Agesc prosegue criticando apertamente la “forte accentuazione statalista” del documento: “siamo ben lontani dalla concezione di una scuola come espressione della società civile e di uno Stato come controllore e garante dell’istruzione per tutti, anziché gestore di tutto e perciò monopolistico”.

Segue l’analisi dei sei punti nei quali è suddiviso il Piano governativo. L’assorbimento dei 148.000 precari “assomiglia più che altro a una maxi-sanatoria” con scarsa attenzione per qualità e merito e il rischio che si verifichi un esodo di insegnanti dalle scuole paritarie verso quelle statali. Va bene puntare sul merito piuttosto che sull’anzianità, ma “sarà però difficile attuare un simile cambiamento se il sistema resterà centralista, come lascia presupporre il piano stesso”.

Quanto all’autonomia “il documento governativo dimentica sia la libertà di scelta educativa delle famiglie sia il sistema scolastico paritario, senza i quali l’autonomia non potrà mai realizzarsi e resterà pura retorica”. Per l’Associazione “La mancanza di finanziamento (oggi pari a meno dell’1% del bilancio del Ministero) è il vero problema della parità che viene totalmente ignorato, una dimenticanza grave visto il quadro di riferimento europeo a cui si ispira il documento e visto che si tratta di circa il 12% della popolazione scolastica complessiva”.

La nota dell’Agesc prende posizione anche sul capitolo ‘Ripensare ciò che si impara’ evidenziando due rischi: il primo è “l’aumento delle discipline e perciò delle ore curriculari in una scuola che già oggi a livello europeo ha più ore di lezione delle altre nazioni”, il secondo è “la contrazione dell’autonomia degli istituti scolastici che vedono ridursi i margini per una scelta basata su un proprio progetto didattico”.

Sul rapporto tra scuola e lavoro “il documento governativo ha dimenticato completamente il settore dell’Istruzione e Formazione Professionale iniziale” che è invece necessario rafforzare.

Ma è sul capitolo finale, quello delle risorse, che l’Agesc torna sulla sua più forte preoccupazione, quella del ruolo e del destino delle scuole paritarie: dopo aver riconosciuto che il piano del Governo indica alcuni importanti obiettivi come quello di vincolare gli investimenti all’effettivo miglioramento dei singoli istituti e quello della stabilizzazione delle risorse pubbliche dedicate all’offerta formativa l’Associazione chiede che fra le risorse pubbliche da incrementare vengano inserite anche quelle relative all’attuazione della legge 62/2000 per l’ampliamento dell’offerta formativa: “è un intervento che è possibile completare gradualmente fino ad arrivare ad un uguale trattamento fra tutti gli studenti di scuole statali e paritarie”.

Intanto “va studiato un provvedimento urgente  per garantire la stabilizzazione dei finanziamenti in un unico capitolo gestito dallo Stato”. Ma poi “in una prospettiva più ampia si chiede un significativo aumento delle risorse destinate al sistema paritario in base ai numeri degli studenti e al costo standard per offrire libertà di scelta a tutte le famiglie, sapendo che i maggiori finanziamenti da parte dello Stato verrebbero nel medio periodo in gran parte  riassorbiti dal risparmio ottenuto dalle scuole statali in caso di spostamento di utenza, come dimostrano i Paesi europei che hanno favorito in questi ultimi anni l’espansione della scuola non statale”.

A nostro avviso se è vero che il documento ‘La Buona Scuola’ non si fa carico in modo specifico dei problemi delle scuole paritarie, va anche detto che il ministro Giannini e lo stesso presidente Renzi hanno in più occasioni riconosciuto il ruolo e l’importanza di queste scuole all’interno dell’offerta pubblica di istruzione. Quello di un nuovo e diverso sistema di finanziamento di tutto il sistema formativo, finalizzato al suo miglioramento complessivo sul piano della qualità dei risultati e della sua equità sociale, come Tuttoscuola non si stanca di ripetere, resta il problema di fondo della scuola italiana: la vera condizione di esistenza di una ‘Buona Scuola’.

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