Adolescenti e smartphone: nelle chat di 1 ragazzo su 3 gira materiale ‘forte’

La notizia è di circa una settimana fa: una mamma, sbirciando sullo smartphone del proprio figlio 13enne, si trova di fronte a una vera e propria chata degli orrori chiamata “The Shoah Party“. Al suo interno i ragazzi, quasi tutti minorenni, si scambiavano foto pedopornografiche, di stupri e di violenze accompagnate da insulti, parolacce, bestemmie, inni a Mussolini, all’Isis, all’Hitler. La mamma lo denuncia ai Carabinieri che scoprono che ad essere coinvolti sono altri 130 ragazzi, quasi tutti minorenni: il più grande ha 19 anni. Ma cosa contengono davvero gli smartphone dei ragazzi di oggi? Quale mondo misterioso si cela tra chat e gruppi sulle App di messaggistica? Skuola.net ha deciso di porre queste domande ai diretti interessati, intervistando oltre 4mila ragazzi tra gli 11 e i 25 anni. Conversazioni blindate, video pornografici, challenge pericolose e non solo: in almeno 1 caso su 3 spiare nel telefono dei ragazzi potrebbe portare a galla del materiale quanto meno ‘discutibile’. 

I luoghi preferiti per lo scambio di contenuti di qualsiasi tipo sono le chat dei servizi di messaggistica. Secondo i dati, il 60% usa soprattutto WhatsApp, un altro 35% per lo più Instagram. Su queste piattaforme, quasi tutti partecipano a chat collettive: escludendo il 9% che comunica in questo modo solo con i familiari, il 58% chatta in gruppo con i propri amici, mentre un terzo dei ragazzi partecipa a gruppi in cui ci sono anche sconosciuti.

Ma in queste chat da cui genitori e parenti sono esclusi – ed è questo il passaggio più interessante – ci si scambiano anche contenuti non appropriati: a raccontarlo è 1 su 3 di coloro che vi partecipano. La tipologia di questi contenuti è varia: se circa un quarto dei coinvolti non è in grado di definirne delle caratteristiche precise, la restante parte ha fornito maggiori dettagli: si va dal materiale pornografico (65%) alle immagini di violenza (11%), dagli inni al nazismo/fascismo (8%) agli inviti a challenge o comportamenti pericolosi (7%) fino al bullismo (5%) e al razzismo (4%).

I motivi per i quali si sono sentiti legittimati a scambiare dei materiali così controversi? Oltre la metà pensa possa essere divertente scherzare sugli argomenti sopra elencati. Mentre un 25%, a quanto pare, sembrerebbe interessato all’argomento delle discussioni. Il 13% lo ha fatto semplicemente annoiato, il 7% ha seguito passivamente il gruppo. Gruppi, questi, in cui in più della metà dei casi (54%) si è entrati sotto invito di amici, o per lo meno di conoscenti (26%), mentre l’11% dei ragazzi è stato aggiunto da sconosciuti e addirittura 1 ragazzo su 10 afferma di esserne l’amministratore.

Questo tipo di conversazioni avvengono soprattutto in chat molto ristrette, quasi “blindate” (68%), forse perché il 70% sa perfettamente di muoversi al confine della legalità. Tuttavia non mancano – in misura minore – anche in gruppi più numerosi (18%) e nel 14% addirittura quelli che comprendono persone sconosciute.