Addio a Marco Pannella, Maestro di diritti

L’ultima delle molte battaglie di Marco Pannella, scomparso giovedì scorso a Roma all’età di 86 anni, sessanta dei quali spesi nell’impegno politico e civile, è stata quella intrapresa, e tuttora in corso, a sostegno della “transizione verso lo Stato di Diritto e l’affermazione del diritto alla conoscenza”, che ne costituisce una precondizione.

Il diritto alla conoscenza, nel linguaggio iperpolitico del leader radicale, è riferito soprattutto al diritto dei cittadini a conoscere il percorso delle decisioni prese dai governi, le ragioni che stanno alla base delle deliberazioni. Una rilettura pannelliana del concetto di ‘democrazia deliberativa’ (in alternativa a quella rappresentativa, fondata sulla delega) elaborato negli ultimi decenni dello scorso secolo da studiosi della sinistra progressista non marxista come John Rawls e Jurgen Habermas, ma già per certi versi presente in John Dewey (Democrazia e educazione è del 1916) e addirittura nel Rousseau del Contratto sociale, teorico della ‘volontà generale’.

Personaggi che hanno messo il rapporto tra educazione e società al centro della loro riflessione, e che quindi hanno istituito un rapporto diretto tra qualità dell’educazione e qualità del sistema politico di governo.

Nella sua lunga esperienza politica Pannella non ha fatto battaglie politiche dirette ed esplicite sulla scuola, ma si sa che il partito da lui guidato si è espresso (per esempio con Lorenzo Striek Lievers, che fu anche parlamentare radicale) in favore dell’abolizione del valore legale dei titoli e dell’utilizzazione del buono studio per la frequenza delle scuole paritarie, con la parallela istituzione di un affidabile sistema nazionale di valutazione. Il tutto a sostegno di una più ampia e più equa partecipazione ai processi formativi. Condizione necessaria perché l’ultima battaglia di questo campione dei diritti dei cittadini – quella per il diritto alla conoscenza – possa essere vinta.