Fino ad Eboli con Carlo Levi attraversando le gravine

Itinerario verde (Letterario)

I fenomeni geologici in genere fanno parte di quegli spettacoli naturali che sempre lasciano il turista senza parole poiché non si lasciano ammirare quali risultato anche raffinatissimo e ingegnoso dell’opera umana ma traspirano in tutta la loro essenza la straordinaria forza della natura. Di una natura che a volte si sbizzarrisce in forme di eccezionale struttura e di inquietante impatto, fattori da non sottovalutare quando i destinatari del viaggio sono dei giovani, sempre desiderosi di essere stupiti oltre che informati. Un viaggio che ha tutte le potenzialità per essere “vissuto” a fondo dal punto di vista e della preparazione che della esplicazione è senz’altro quello nella zona caratterizzata dalle gravine, tra Basilicata e Puglia, con una tappa di tipo culturale-letterario nei paesi di Aliano ed Eboli noti per il soggiorno di Carlo Levi. La lettura di alcune pagine del celeberrimo Cristo si è fermato ad Eboli può rappresentare un primo passo per andare a ritrovare i luoghi descritti nel romanzo.

Sono più di sessanta le gravine che si possono ammirare nella zona compresa tra Lucania e Puglia e precisamente tra Matera, Altamura e Massafra abbandonandosi ad un paesaggio unico per la sua particolarità morfologica e naturalistica. Il termine “gravina” indica una forte depressione del terreno che forma un burrone, una sorta di canyon caratterizzato da una duplice tipologia della roccia, calcarea e massiccia, fino a sprofondare per centinaia di metri nello strato inferiore, formato da calcareniti con struttura granulare facilmente soggetta ad erosione quello superiore. Questa zona conserva le tracce degli insediamenti umani preistorici, particolarmente evidenti nel territorio di Matera e all’interno del cosiddetto Pulo di Altamura, una enorme dolina ossia una conca chiusa originata dall’azione delle acque, del diametro di 500 metri per 75 metri di profondità.

Gravina di Matera

Gravina di Matera

Il viaggio può partire da Matera e dai suoi Sassi sul cui precipizio si affacciano le famose grotte che ospitarono dapprima la civiltà degli eremiti a partire dal VII secolo dopo Cristo poi pastori e contadini, rintanati al loro interno in promiscuità con gli animali fino a pochi decenni fa. Da visitare sono anche il monastero di San Nicola dei Greci con la sottostante Madonna della Virtù, di epoca medievale e Santa Lucia delle Malve, a tre navate interamente scavata nella roccia, il Museo Nazionale Ridola, che conserva una notevole collezione di reperti preistorici e archeologici. Non lontano dal centro abitato ad una decina di chilometri sulla statale in direzione Montescaglioso, percorrendo un sentiero in salita parallelamente alla gravina si giunge al monastero basiliano di Cristo La Selva, costruito nella roccia e preannunciato da gigantesche grotte a ridosso del burrone. Seconda tappa del viaggio il grandioso Pulo di Altamura, di cui si può raggiungere il fondo scendendo per un comodo sentiero, ad una deviazione del quale si accede ad una zona con grotte che formavano un piccolo villaggio preistorico. Proseguendo in direzione di Taranto altre due gravine spettacolari per dimensioni e suggestione sono quelle di Laterza e Castellaneta. Superata Mottola, in direzione Massafra, tappa irrinunciabile è il Villaggio Ipogeo di Petruscio raggiungibile attraverso un sentiero scavato a gradini nella roccia all’interno della gravina, dove si trovano i resti di un abitato attivo tra il IX e il XIII secolo dopo Cristo con decine di grotte adibite a diversi usi tra cui una notevole cappella a tre navate e tre absidi circondata da pini di Aleppo. Infine ci si può fermare presso la cosiddetta Masseria Famosa, antica struttura rurale con l’aia, le stalle, le grotte e la gravina a ridosso della costruzione.

Per informazioni:
info@materaturismo.it
Tel./Fax: 0835/336572
www.ferula.viaggi.it
info@ferulaviaggi.it

Fino ad Eboli con Carlo Levi

Negli anni più cupi del regime fascista lo scrittore, pittore e medico Carlo Levi viene condannato al confino in Lucania e in quella terra, precisamente ad Aliano, trascorre un periodo fondamentale per la sua vita di uomo, di medico e di intellettuale, che si sintetizza in quel romanzo autobiografico intitolato significativamente Cristo si è fermato ad Eboli, pubblicato da Einaudi nel 1945.

Acquedotto medievale di Eboli

Acquedotto medievale di Eboli

Passeggiando per il borgo, in cui sono apprezzabili i resti archeologici neolitici e il Museo della civiltà contadina, si possono visitare i luoghi descritti nel romanzo rimasti intatti e i caratteristici vicoli ove sono impresse citazioni del libro, intatta anche la casa di Carlo Levi. Qui lo scrittore ha voluto essere sepolto, in quel cimitero dove si recava a dipingere, per mantenere la promessa di tornare fatta agli abitanti del paese. La realtà descritta nel libro, significativamente intitolato ad indicare quello che un tempo costituiva un confine (ad Eboli infatti si interrompevano le strade principali e la ferrovia) è veicolo per una amara analisi della questione meridionale vista dagli occhi del torinese impegnato e progressista.
Ricordiamo anche la bellissima trasposizione cinematografica per la regia di Francesco Rosi e l’interpretazione di Gian Maria Volonté. Oggi Eboli, che sorge nella piana del Sele in provincia di Salerno, è una città moderna cui nel 1984 è stato intitolato a Carlo Levi il Liceo Artistico.

Cristo si è fermato ad Eboli comincia così:
“Sono passati molti anni, pieni di guerra, e di quello che si usa chiamare la Storia. Spinto qua e là alla ventura, non ho potuto finora mantenere la promessa fatta, lasciandoli, ai miei contadini, di tornare fra loro, e non so davvero se e quando potrò mai mantenerla. Ma, chiuso in una stanza, e in un mondo chiuso, mi è grato riandare con la memoria a quell’altro mondo, serrato nel dolore e negli usi, negato alla Storia e allo Stato, eternamente paziente; a quella mia terra senza conforto e dolcezza, dove il contadino vive, nella miseria e nella lontananza, la sua immobile civiltà, su un suolo arido, nella presenza della morte.
– Noi non siamo cristiani, – essi dicono, – Cristo si è fermato a Eboli –. Cristiano vuol dire, nel loro linguaggio, uomo: e la frase proverbiale che ho sentito tante volte ripetere, nelle loro bocche non è forse nulla piú che l’espressione di uno sconsolato complesso di inferiorità. Noi non siamo cristiani, non siamo uomini, non siamo considerati come uomini, ma bestie, bestie da soma, e ancora meno che le bestie, i fruschi, i frusculicchi, che vivono la loro libera vita diabolica o angelica, perché noi dobbiamo invece subire il mondo dei cristiani, che sono di là dall’orizzonte, e sopportarne il peso e il confronto. Ma la frase ha un senso molto piú profondo, che, come sempre, nei modi simbolici, è quello letterale. Cristo si è davvero fermato a Eboli, dove la strada e il treno abbandonano la costa di Salerno e il mare, e si addentrano nelle desolate terre di Lucania. Cristo non è mai arrivato qui, né vi è arrivato il tempo, né l’anima individuale, né la speranza, né il legame tra le cause e gli effetti, la ragione e la Storia. Cristo non è arrivato, come non erano arrivati i romani, che presidiavano le grandi strade e non entravano fra i monti e nelle foreste, né i greci, che fiorivano sul mare di Metaponto e di Sibari: nessuno degli arditi uomini di occidente ha portato quaggiú il suo senso del tempo che si muove, né la sua teocrazia statale, né la sua perenne attività che cresce su se stessa. Nessuno ha toccato questa terra se non come un conquistatore o un nemico o un visitatore incomprensivo. Le stagioni scorrono sulla fatica contadina, oggi come tremila anni prima di Cristo: nessun messaggio umano o divino si è rivolto a questa povertà refrattaria. Parliamo un diverso linguaggio: la nostra lingua è qui incomprensibile. I grandi viaggiatori non sono andati di là dai confini del proprio mondo; e hanno percorso i sentieri della propria anima e quelli del bene e del male, della moralità e della redenzione. Cristo è sceso nell’inferno sotterraneo del moralismo ebraico per romperne le porte nel tempo e sigillarle nell’eternità. Ma in questa terra oscura, senza peccato e senza redenzione, dove il male non è morale, ma è un dolore terrestre, che sta per sempre nelle cose, Cristo non è disceso. Cristo si è fermato a Eboli”.

Biografia di Carlo Levi

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Carlo Levi

Nasce a Torino nel 1902 da una famiglia ebraica della ricca borghesia e fin dalla fanciullezza coltiva la passione per la pittura. Piero Gobetti lo invita a collaborare alla nota rivista La Rivoluzione Culturale e gli presenta il pittore Felice Casorati, maestro dell’avanguardia torinese.
Dopo un soggiorno a Parigi dove comincia ad esercitare la professione giornalistica, torna a Torino e si laurea in medicina, anche se non eserciterà mai. Nel 1931 entra a far parte del movimento antifascista fondato da Carlo Rosselli Giustizia e libertà, scelta che paga con un arresto nel 1934 e poi con il confino in Lucania ad Aliano tra il 1935 1il 1936. Rientrato in Italia, dopo alcuni anni francesi, nel 1943 aderisce al Partito d’Azione. Nel 1945 pubblica presso Einaudi Cristo si è fermato ad Eboli, cui seguiranno altri importanti romanzi. Nel frattempo non si ferma la sua attività pittorica e giornalistica che viene affiancata da una sempre più fervida attività politica, la quale culmina nell’incarico di Senatore della Repubblica come indipendente del Partito Comunista Italiano. Muore a Roma il 4 gennaio 1975.

 

di Antonella Calzolari