Acqua alle funi – Per una ripartenza della scuola italiana

Tavola rotonda alla Camera per la presentazione del libro di Mario G. Dutto

“Acque alle funi – Per una ripartenza della scuola italiana”, una stimolante pubblicazione di Mario G. Dutto su una prospettiva strategica di rilancio del nostro sistema scolastico, è arrivata oggi alla Camera dei Deputati, presentata e commentata da autorevoli esponenti della cultura e della scuola italiana, per iniziativa dell’on. Milena Santerini, deputata componente della VII Commissione Cultura e Istruzione della Camera.

Nel titolo del bel lavoro di Dutto, uomo di scuola ed ex-Direttore Generale del Miur, è già evidente un messaggio di forte speranza e, quasi, di ottimismo. Quell’obelisco di Piazza San Pietro che secoli fa gli operai cercavano di raddrizzare rappresenta in qualche modo la scuola; le funi che a fatica servivano per metterlo in piedi ricordano i tentativi di riforma per migliorarla; l’acqua per bagnare le funi che rischiavano di cedere può ricordare il senso pratico, l’esperienza collaudata per fare una buona scuola.

Più che altrove – ha scritto Dutto – in Italia sono le scuole che compongono il sistema scolastico, non è il sistema che determina le scuole.

Introdotti da una breve presentazione dell’on. Santerini, sono intervenuti Eraldo Affinati, docente e scrittore, Tullio De Mauro, linguista ed ex Ministro dell’Istruzione, Italo Fiorin, docente all’università LUMSA di Roma, Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, e Mario Rusconi, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP).

Per mera coincidenza la presentazione della pubblicazione, edita l’anno scorso, è arrivata proprio nel pieno delle prime valutazioni sul piano governativo della “Buona Scuola” lanciato in questi giorni con la consultazione generale aperta nelle ultime ore.

Oltre ai commenti e agli apprezzamenti per il lavoro di Dutto non potevamo mancare, quindi, relazioni con il piano e commenti su taluni suoi aspetti innovativi.

Sulla nuova funzione del docente, Affinati ha detto chiaramente che insegnare oggi, dove la crisi non è solo economica ma etica, significa mettersi in gioco e rifondare l’esperienza. Per i ragazzi, e per quelli in difficoltà, occorre valorizzare il processo anziché il risultato finale.

Fiorin ha richiamato il tema della formazione dei docenti, prendendo un po’ le distanze da alcuni passaggi del piano la Buona Scuola (di cui, comunque, apprezza il coraggio e l’obiettivo strategico di migliorare il sistema) laddove si prevede un reclutamento di massa che mortifica aspettative di giovani docenti preparati per una scuola di qualità.

Auspica un filtro qualitativo per l’immissione dei precari, dice no alla mobilità per favorire i meritevoli (ipotesi cervellotica).

Gavosto ha convenuto sulla necessità di una selezione qualitativa e ha lanciato l’allarme sul profilo qualitativo modesto di chi si prepara ad insegnare.

La struttura della carriera docente non attira i migliori, ma chi si accontenta. Sui contenuti dell’insegnamento ha criticato in particolare le indicazioni dei licei classici in cui non c’è spazio adeguato per economia o matematica, secondo una visione arcaica che mette ancora al centro l’insegnamento del latino e del greco.