Abolizione PCTO, più rappresentanza e deciso ‘no’ ai valori di patria e nazionalismo: studenti annunciano mobilitazione 18 novembre

Circa due mesi dall’inizio della scuola “e per l’ennesima volta tutte le carenze strutturali del nostro sistema educativo si sono mostrate: viviamo in una scuola sempre più escludente, discriminante e stressante, dove gli edifici scolastici ci crollano addosso e gli studenti muoiono in alternanza scuola – lavoro o suicidandosi per il troppo stress“. Ragazzi di nuovo sul piede di guerra dunque. Ad annunciare la nuova protesta è Unione degli Studenti: “Dopo mesi di mobilitazioni studentesche – scrive sui social il sindacato studentesco -, non accettiamo più che le nostre richieste vengano ignorate: vogliamo riprenderci gli spazi fisici, di confronto e decisionali che ci spettano, per decidere noi sulle nostre scuole e sul nostro futuro, che ogni giorno di più ci viene negato“. E annunciano una nuova mobilitazione per il prossimo 18 novembre. Nel mirino, tra le altre cose, anche il modello di istruzione più tradizionalista portato avanti dal governo Meloni e, nel dettaglio, dal neo ministro Valditara.

Scrivono gli studenti di UdS: “Rivendichiamo con forza:

– Una LEGGE NAZIONALE sul DIRITTO ALLO STUDIO per un’istruzione e trasporti gratuiti e accessibili per tutti;
– L’ABOLIZIONE DEI PCTO e delle forme di Alternanza Scuola – Lavoro in favore dell’istruzione integrata, fuori dai percorsi di produzione e in maniera sicura e formativa: non possiamo più accettare che altri studenti muoiano sul posto di lavoro;
– MAGGIORE RAPPRESENTANZA E PARTECIPAZIONE degli studenti nei nostri istituti: vogliamo l’aumento del numero degli studenti in consiglio di istituto e aule autogestite in tutte le scuole;
– INVESTIMENTI SULL’EDILIZIA, SPORTELLI PSICOLOGICI e CARRIERE ALIAS per rendere le scuole degli spazi sicuri sia da un punto di vista fisico, sia psicologico;
– Un nuovo STATUTO DEI DIRITTI degli studenti, che garantisca il diritto allo sciopero e vieti ogni sanzione per l3 student3 che occupano le scuole o protestano per un’istruzione migliore”.

“Il 18 novembre – scrivono su Instagram -, assieme a tutte le organizzazioni sociali di questo paese saremo nelle piazze di tutta Italia per gridare che abbiamo diritto a delle scuole migliori e ad un futuro dignitoso”.

Non vogliamo essere educati ai valori della patria o del nazionalismo”, ha detto Bianca Chiesa, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Studenti. E il 18 novembre, allora, diventa anche occasione per contrastare il “modello di scuola” che si vuole imporre con questa legislatura e le “dichiarazioni del ministro Giuseppe Valditara: in un mondo contrassegnato da innumerevoli conflitti e ingiustizie, vogliamo che a scuola si parli di solidarietà tra i popoli, di pace, di disarmo, di equità sociale e contrasto ad ogni disuguaglianza”.

“Non accettiamo – continua la studentessa – un modello di scuola retrogrado basato su dei valori di matrice postfascista quali religione, patria e famiglia: il 18 novembre saremo in piazza per una didattica innovativa, partecipata, antifascista, antirazzista, transfemminista ed ecologista”.

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