
A costo zero nessuna riforma dei servizi 0-6 anni
Tra le varie riforme e innovazioni introdotte dalla legge 107/2015 o previste mediante norme delegate da attuare entro il prossimo gennaio, ce n’è una di notevole portata e impatto sociale.
Ci riferiamo alla norma delegata per i servizi 0-6 anni, così definito nel testo della legge: “istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni, costituito dai servizi educativi per l’infanzia e dalle scuole dell’infanzia, al fine di garantire ai bambini e alle bambine pari opportunità di educazione, istruzione, cura, relazione e gioco, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali, nonché ai fini della conciliazione tra tempi di vita, di cura e di lavoro dei genitori, della promozione della qualità dell’offerta educativa e della continuità tra i vari servizi educativi e scolastici e la partecipazione delle famiglie”.
Nel dettaglio della delega è prevista l’esclusione dei servizi educativi per l’infanzia e delle scuole dell’infanzia dai servizi a domanda individuale.
Cosa significa questa esclusione dai servizi a domanda individuale?
Per i servizi a domanda individuale (esempio, mensa o frequenza dei nidi dell’infanzia, ecc.) l’Ente Locale, secondo la legge n. 131 del 1983, ha l’obbligo di coprire poco più di un terzo delle spese, mentre il restante costo viene pagato dall’utente sotto forma di contributo individuale o retta.
Come si può capire, l’onere pubblico diventerebbe notevole, senza considerare altri oneri indotti dalla delega.
Ma il comma 185 della legge 107/15 prevede che “Dall’attuazione delle deleghe di cui ai commi 180 e 184 non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e che le amministrazioni competenti provvedono attraverso una diversa allocazione delle ordinarie risorse umane, finanziarie e strumentali allo stato in dotazione alle medesime amministrazioni”.
È evidente che una riforma del genere a costo zero è destinata a rimanere al palo.
Se davvero il Governo vuole questa riforma, deve trovare risorse quanto prima, almeno nella prossima legge di stabilità. Altrimenti la delega rimarrà negli archivi delle buone intenzioni.
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