Formazione e reclutamento dei docenti di scuola secondaria/2. Un percorso poco allettante

Alla fine di questo non breve percorso (8 anni complessivi) solo chi avrà ricevuto una valutazione positiva alla fine dei due anni di tirocinio potrà continuare a insegnare a pieno titolo nella scuola statale: il suo contratto a tempo determinato sarà automaticamente convertito in contratto a tempo indeterminato. Per insegnare nelle paritarie basterà invece aver conseguito il diploma di specializzazione, che si potrà prendere a proprie spese anche senza aver superato il concorso o non avendovi partecipato.

Non sembra una prospettiva allettante per un giovane, anche perché in Italia la scuola prima dell’università dura 13 anni, e non 12 come quasi ovunque. E il percorso ottonnale appare impegnativo. Potrebbe anche accadere che quando esso andrà in vigore l’appeal dell’insegnamento diminuisca anche in Italia (come sta già avvenendo in molti Paesi). Perciò è auspicabile che in sede di implementazione della norma si dedichi molta attenzione almeno alla scelta e alla distribuzione dei CFU per alleggerire il carico di studio sugli studenti e per evitare inutili sovrapposizioni, in particolare tra biennio della laurea magistrale e diploma di specializzazione. Ma il rischio di una eccessiva curriculum density e di una scoraggiante durata del percorso che porta all’insegnamento resta elevato.

Va detto, comunque, che i tempi per il varo e la messa a regime di questo nuovo percorso di formazione e reclutamento non saranno rapidi (almeno 7-8 anni), e che nel frattempo occorrerà predisporre rapidamente un percorso di abilitazione (non si ha notizia ufficiale del TFA annunciato mesi fa) per i laureati non abilitati che vogliono insegnare, e magari anche bandire nuovi vecchi concorsi. Insomma, il tempo per un supplemento di riflessione e per un eventuale intervento legislativo che renda più allettante e competitiva la scelta di fare l’insegnante, forse c’è.