
“E’ importante che il governo si impegni ad adeguare, quanto meno al mutato valore della moneta, l’intervento economico statale“, che essendo rimasto invariato nei cinque anni del governo di centro-destra “si è sostanzialmente ridotto di quasi 4000 euro per ogni monosezione“.
Quindi secondo Luigi Morgano, segretario della FISM, l’associazione che raccoglie le scuole materne di ispirazione cattolica, il semplice ripristino del normale finanziamento alle scuole paritarie, 167 milioni compresi, non basta per assicurare la continuazione del servizio reso dalle scuole materne non statali, sulle quali grava sempre di più l’onere delle spese per il personale (oltre 40.000 dipendenti), quasi tutto ormai di estrazione laica.
Ed è proprio su questo punto che la FISM insiste: “Fino a quando tali costi non saranno assunti dalla Repubblica non si avrà equità nell’accesso al sistema nazionale di istruzione“. A parte le prevedibili complicazioni politiche che la cosa comporterebbe, la formula proposta dalla FISM fa sorgere qualche dubbio: se i docenti fossero retribuiti direttamente dallo Stato, saremmo di fronte a una specie di statalizzazione delle scuole paritarie, perché lo Stato quanto meno farebbe valere le sue regole (per graduatorie, incarichi, mobilità ecc.). Ma probabilmente la FISM intende solo chiedere l’adeguamento dei contributi, tenendosi ben stretta la gestione del personale…
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