Dott. Amura: ‘Solo un’alleanza stabile tra formazione, impresa e territorio può rendere i giovani davvero pronti al futuro’
Conosce il mondo dell’impresa e quello delle istituzioni, e da anni lavora per costruire ponti tra educazione e sviluppo economico. Il dottor Amura, presidente di Valore Italia, riflette sul rapporto ancora fragile tra scuola e lavoro, sulla necessità di formare competenze trasversali e su come imprese e politiche pubbliche possano collaborare per una transizione efficace verso l’occupazione. “Serve un linguaggio comune e un patto educativo rinnovato: solo così la scuola potrà tornare a essere luogo di sperimentazione, crescita e futuro”.
Dott. Amura, lei conosce bene sia il mondo delle imprese sia quello delle istituzioni. Perché oggi il dialogo tra scuola e lavoro è ancora così difficile?
“Il dialogo tra scuola e lavoro resta complesso perché, storicamente, i due mondi hanno camminato su binari paralleli. La scuola ha avuto per lungo tempo una missione prevalentemente formativa e culturale, mentre l’impresa si è concentrata sulla produttività e sull’innovazione. Oggi, però, la velocità dei cambiamenti economici e tecnologici impone un ripensamento. Serve un linguaggio comune, una maggiore reciprocità: la scuola deve comprendere le esigenze del mercato, e l’impresa deve investire nella formazione come leva strategica”.
Spesso si parla di mancanza di competenze “trasversali”: quali sono, secondo lei, le qualità che un giovane dovrebbe sviluppare per essere davvero occupabile?
“Le competenze tecniche sono fondamentali, ma non bastano più. Oggi le imprese cercano persone curiose, capaci di lavorare in squadra, di comunicare in modo efficace, di gestire la complessità. La flessibilità mentale, il problem solving, la capacità di imparare in autonomia e di adattarsi a contesti nuovi sono diventati elementi determinanti. Aggiungerei anche la consapevolezza etica e civica: in un mondo interconnesso, saper coniugare competenza e responsabilità sociale è un valore aggiunto”.
Da imprenditore, cosa chiede oggi alla scuola italiana?
“Chiedo alla scuola di tornare a essere laboratorio di vita reale. Di aprirsi al territorio, alle imprese, agli enti culturali e alle istituzioni, superando la logica della didattica chiusa tra le mura dell’aula. Serve un sistema formativo che faccia sperimentare ai ragazzi la complessità del mondo del lavoro, che li metta in condizione di capire il senso concreto di ciò che studiano. L’impresa, da parte sua, deve essere pronta a collaborare, accogliere studenti, condividere know-how e visione”.
“Guardando al futuro, quali leve dovremmo attivare per rendere il sistema formativo più dinamico e vicino al tessuto produttivo del Paese?
Dobbiamo lavorare su tre direttrici: integrazione, innovazione e visione.
- Integrazione, perché solo un’alleanza stabile tra scuola, università, impresa e territorio può generare un ecosistema formativo efficace.
- Innovazione, perché la formazione deve saper anticipare i cambiamenti tecnologici e culturali, puntando su digitalizzazione, sostenibilità e creatività.
- Visione, perché serve una strategia di lungo periodo che non si limiti a inseguire le emergenze, ma costruisca competenze solide e durature.
Valore Italia, in questo senso, è un esempio di come formazione, cultura e impresa possano dialogare concretamente per valorizzare il talento e il patrimonio del nostro Paese”.
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