La Lettera di Leone XIV sull’educazione: ‘Educare a linguaggi non violenti’

A sessant’anni dalla Dichiarazione conciliare “Gravissimum educationis”, promulgata da papa Paolo VI il 28 ottobre 1965, Leone XIV ne sottolinea l’attualità nella sua Lettera apostolica intitolata “Disegnare nuove mappe di speranza”, rivolta alle comunità educanti, nella quale auspica che l’educazione non sia funzionale alla tecnologia o alla finanza, ma metta invece al centro la persona, ascolti i bambini e i giovani, promuova la dignità e la piena partecipazione delle donne, riconosca la famiglia e “disarmi le parole”, creando relazioni vere.

La lettera di Leone XIV, come ricorda l’ampia sintesi che ne fa Famiglia Cristiana, riprende il “Patto educativo globale”lanciato da Papa Francesco cinque anni fa, ma ad esso aggiunge tre ulteriori “priorità”: “La prima riguarda la vita interiore: i giovani chiedono profondità; servono spazi di silenzio, discernimento, dialogo con la coscienza e con Dio. La seconda riguarda il digitale umano: formiamo all’uso sapiente delle tecnologie e dell’IA, mettendo la persona prima dell’algoritmo e armonizzando intelligenze tecnica, emotiva, sociale, spirituale ed ecologica. La terza riguarda la pace disarmata e disarmante: educhiamo a linguaggi non violenti, riconciliazione, ponti e non muri; ‘Beati gli operatori di pace’ diventi metodo e contenuto dell’apprendere”.

Questi principi vanno insegnati, sottolinea il Papa, di formazione agostiniana, anche perché “l’educazione è una delle espressioni più alte della carità cristiana”, come aveva affermato Sant’Agostino, che “innestando la sapienza biblica nella tradizione greco-romana, ha capito che il maestro autentico suscita il desiderio della verità, educa la libertà a leggere i segni e ad ascoltare la voce interiore”.

Sul rapporto tra fede e ragione Leone XIV cita San John Henry Newman, da lui dichiarato co-patrono della missione educativa della Chiesa insieme a San Tommaso d’Aquino (ma cita anche l’Apologia di Socrate di Platone), ammonendo che “non si devono separare il desiderio e il cuore dalla conoscenza: significherebbe spezzare la persona”. 

Nell’ultima parte della sua Lettera il Pontefice prende posizione sulla questione emergente dell’impiego dell’intelligenza artificiale in educazione condannando l’“approccio prettamente mercantilistico che spesso oggi costringe l’educazione a essere misurata in termini di funzionalità e utilità pratica”. A suo giudizio “Le tecnologie devono servire la persona, non sostituirla; devono arricchire il processo di apprendimento, non impoverire relazioni e comunità”. Occorre dunquerafforzare la formazione dei docenti anche sul piano digitale; valorizzare la didattica attiva; promuovere service-learning e cittadinanza responsabile; evitare ogni tecnofobia. Il nostro atteggiamento nei confronti della tecnologia non può mai essere ostile, perché il progresso tecnologico fa parte del piano di Dio per la creazione”. 

Ma “in ogni caso, nessun algoritmo potrà sostituire ciò che rende umana l’educazione: poesia, ironia, amore, arte, immaginazione, la gioia della scoperta e perfino, l’educazione all’errore come occasione di crescita”. Leone XIV si rivolge in particolare alle scuole e alle università cattoliche, ma le sue parole richiamano l’attenzione di tutti su problematiche per molti aspetti universali, come quando avverte che “L’intelligenza artificiale e gli ambienti digitali vanno orientati alla tutela della dignità, della giustizia e del lavoro; vanno governati con criteri di etica pubblica e partecipazione”.

Su questi temi, conclude, “l’educazione cattolica può essere faro: non rifugio nostalgico, ma laboratorio di discernimento, innovazione pedagogica e testimonianza profetica. Disegnare nuove mappe di speranza: è questa l’urgenza del mandato”. Una sfida anche per il mondo laico.

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