
Scuola e lavoro: gli italiani danno la sufficienza al sistema scolastico, ma chiedono più competenze e innovazione

Il sistema scolastico italiano supera l’esame dell’opinione pubblica, ma con il minimo dei voti: la sufficienza. È quanto emerge dalla nuova indagine FragilItalia, condotta da Area Studi Legacoop in collaborazione con Ipsos. Il voto medio assegnato dagli italiani è infatti un risicato 6,4, appena sopra la soglia dell’accettabilità, e in lieve miglioramento rispetto al 6,3 registrato lo scorso anno.
I problemi: programmi vecchi, carenze strutturali e poca motivazione
Le criticità segnalate sono molte e ormai strutturali: programmi di studio considerati obsoleti e troppo teorici (per il 49%, con picchi del 55% tra gli under 30 e nel Nord Ovest), scarsa motivazione dei docenti (45%), edilizia scolastica carente (44%) e dotazioni tecnologiche inadeguate (36%). In crescita anche la percezione della carenza di insegnanti (36%) e – seppur in lieve calo – della scarsa preparazione del personale docente (34%).
“Il giudizio sul nostro sistema scolastico riflette fragilità note da tempo – afferma Simone Gamberini, presidente di Legacoop –. È urgente un grande piano nazionale su istruzione, formazione e lavoro che risponda alle reali esigenze del mercato, riduca le disuguaglianze e valorizzi il ruolo degli insegnanti. La scuola non può essere lasciata sola”.
Il nodo competenze: digitali e green ancora troppo deboli
Il dato forse più allarmante riguarda la percezione della distanza tra scuola e mondo del lavoro. Solo 4 italiani su 10 ritengono adeguate le competenze digitali fornite dal sistema scolastico, e appena 1 su 4 promuove quelle “green”. In entrambi i casi, i principali ostacoli vengono individuati in:
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Laboratori insufficienti (42% per le competenze digitali, +18 punti rispetto al 2024)
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Programmi didattici obsoleti (33% per il digitale, 28% per il green)
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Scarsa preparazione o motivazione dei docenti (32% e 27%)
Anche le competenze linguistiche sono ritenute inadeguate da oltre la metà del campione, con il 45% che le promuove, in calo di 3 punti rispetto all’anno precedente.
Voti differenziati per ordine di scuola: bene l’università, male le medie
L’università ottiene il voto più alto (6,8), seguita dalla scuola dell’infanzia (6,6) e dalla primaria (6,5). Più basse le valutazioni per le scuole superiori (6,1) e, soprattutto, per le scuole medie (6,0), che ricevono il giudizio più negativo, specie da parte del ceto popolare (47% di valutazioni insufficienti).
Disuguaglianze territoriali e fiducia nel privato sociale
Il divario territoriale è un altro tema che emerge con chiarezza: per il 62% degli intervistati le scuole migliori si trovano al Nord, contro un misero 5% che le individua al Sud. Anche la differenza tra grandi città e provincia viene percepita: il 38% promuove le prime, il 22% preferisce la seconda.
Interessante anche il focus sui servizi alle famiglie, dove cresce l’interesse per:
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Laboratori artistici (80%)
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Sostegno scolastico a costi accessibili (72%)
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Progetti di supporto alla genitorialità (71%)
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Spazi di incontro genitori-figli (70%)
Aumenta inoltre la fiducia verso il privato sociale, in particolare verso le cooperative, alle quali i genitori affiderebbero con favore la gestione di servizi educativi e ricreativi, con incrementi tra gli 8 e i 9 punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione.
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