Carta del docente: cosa cambia dall’A.S. 2025/26

Il sito ufficiale https://www.cartadeldocente.istruzione.it/ risulta momentaneamente inattivo: sono in corso le procedure per l’attivazione della piattaforma relativa all’anno scolastico 2025/26. Intanto, è già possibile delineare quali saranno le novità e, purtroppo, anche le riconferme di esclusioni che da anni alimentano contenziosi e polemiche.

Estensione strutturale ai docenti precari con contratto al 31 agosto

La novità più rilevante arriva dal decreto Scuola n. 45/2025, che ha stabilito in via strutturale l’accesso alla Carta anche per i docenti con incarico annuale al 31 agosto. Si tratta di un passo avanti atteso da tempo, che riconosce ai precari la possibilità di utilizzare il bonus per l’autoformazione e l’aggiornamento professionale.

Una volta riattivata la piattaforma, dunque, i docenti con supplenza al 31 agosto 2026 saranno tra i destinatari del beneficio.

Importo variabile: non sempre 500 euro

Se fino ad oggi la cifra erogata era sempre pari a 500 euro, a partire dall’anno scolastico 2025/26 il Ministero potrà stabilire un importo diverso, in considerazione dell’ampliamento della platea dei beneficiari. Non è quindi escluso che l’assegno formativo possa risultare inferiore alla soglia massima finora garantita.

Restano esclusi i contratti al 30 giugno

Nonostante l’Ordine del giorno approvato a giugno su iniziativa del Movimento 5 Stelle, che chiedeva di estendere il bonus anche ai docenti con contratto fino al termine delle attività didattiche (30 giugno), non sono stati ancora adottati provvedimenti in questa direzione. Restano fuori anche il personale educativo degli educandati e dei convitti statali.

Supplenze brevi e sentenza europea

Un’altra questione aperta riguarda le supplenze temporanee. La Corte di Giustizia europea, con la sentenza nella causa C-268/24, ha stabilito che è contraria al diritto dell’Unione una normativa che escluda in automatico i supplenti brevi dalla Carta docente.

Al momento, però, il Governo non ha recepito l’indicazione. Continuano invece i ricorsi dei docenti coinvolti, che rivendicano il principio di non discriminazione tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato.

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