
Scuola dell’infanzia ‘ristretta’/1. Il 10% dei bambini la frequenta a orario ridotto. In Sicilia il 40%

“Nei primissimi anni di vita si costruiscono le fondamenta del futuro”. A dirlo non è solo il buon senso educativo, ma una solida base di evidenze scientifiche, che ormai dimostrano che la scuola dell’infanzia è fondamentale per lo sviluppo cognitivo, linguistico, emotivo e sociale del bambino: secondo il Center on the Developing Child di Harvard, tra i 3 e i 5 anni il cervello umano è in una fase di massima plasticità, capace di sviluppare milioni di connessioni neurali ogni secondo. Studi economici, come quelli del premio Nobel James Heckman, mostrano che investire nella scuola dell’infanzia è l’intervento più efficace per migliorare i risultati scolastici e ridurre le disuguaglianze sociali. Non a caso il Decreto Legislativo 65/2017 afferma che la scuola dell’infanzia è fondamentale per “superare svantaggi, garantire pari opportunità e sviluppare le potenzialità di ciascuno”.
La frequenza della scuola dell’infanzia è, dunque, un indicatore sicuro per avvalorare il processo formativo. Pur non essendo scuola dell’obbligo, la sua frequenza in Italia è oggi molto alta (circa il 95% dei bambini in età), ma colpisce che quasi il 10% dei bambini frequentanti (oltre 78mila su 791mila) la frequentino a orario ridotto, solo al mattino e senza mensa.
Le ragioni della frequenza a orario ridotto possono essere diverse: scelta familiare, risparmio sulla retta per la mensa (soprattutto da parte delle famiglie straniere) oppure mancanza del servizio di mensa da parte dell’Amministrazione comunale. Per quest’ultima motivazione, la pubblicazione per l’anno scolastico 2022-23 nel Portale dati del MIM sull’anagrafe dell’edilizia scolastica quantifica nel 56% la percentuale media di scuole dell’infanzia che dispongono di uno specifico locale adibito a mensa (100% delle province di Asti e Vercelli, 9,9% nella provincia di Catania).
Molte province della Sicilia e della Puglia confermano la pesante carenza di servizi di mensa per scuole dell’infanzia, già registrata mezzo secolo fa al momento della costituzione delle scuole dell’infanzia.
In ogni modo, qualunque sia la ragione che induce oltre 78mila famiglie a iscrivere i propri figli in scuole a orario ridotto, il primato negativo si registra in Sicilia con 38.457 bambini che frequentano la scuola a orario ridotto (quasi la metà del numero complessivo nazionale), seguita dalla Puglia con 12.783 bambini e dal Lazio con 11.898.
All’opposto, in Friuli VG sono soltanto 29 i bambini che si avvalgono dell’orario ridotto.
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