La filiera tecnologico-professionale/2. I ‘Campus’ come terreno d’incontro tra scuola e imprese

Una novità rilevante della legge 191/2024, istitutiva della “filiera formativa tecnologico-professionale”, è la creazione dei “campus”, intesi come comunità educative comprendenti le “reti eventualmente afferenti ai poli tecnico-professionali, laddove presenti sul territorio, di cui possono far parte i soggetti che erogano percorsi di istruzione e formazione professionale e percorsi di IFTS, gli ITS Academy, gli istituti che erogano i percorsi sperimentali di cui al comma 2 (gli ITS Academy, NdR), le altre istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado, le università, le istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica e i predetti altri soggetti pubblici e privati”, compresi i centri regionali di formazione professionale.

Caratteristica dei corsi erogati nei campus è la co-progettazione dell’offerta formativa attraverso accordi di partenariato con le imprese, con l’obiettivo di realizzare una maggiore corrispondenza tra i curricoli dei corsi e le esigenze di specifiche competenze professionali espressi dal mondo del lavoro. Per questo è prevista la presenza di esperti provenienti dalle imprese per coprire competenze non sempre disponibili tra i docenti. Sono potenziati la didattica laboratoriale e i PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) che, insieme ai contratti di apprendistato, rafforzano le esperienze acquisibili dagli studenti direttamente sul lavoro.

Viene anche rafforzato lo studio (con approccio teorico-pratico) delle materie STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) e delle lingue straniere, con l’introduzione di moduli CLIL (Content and Language Integrated Learning) per l’apprendimento in lingua straniera. Da notare che gli organici dei docenti rimangono invariati, consentendo così il potenziamento delle discipline nel quadriennio.

Una ulteriore misura, delineata dal ministro Valditara in occasione di una recente visita a un ITS, sempre finalizzata a rendere appetibile la scelta del 4+2, sarebbe allo studio: si tratterebbe, d’intesa con il Ministero dell’Università, di aggiungere un altro anno agli ITS in modo da affiancarli e in qualche modo equipararli alle lauree triennali. L’anno aggiuntivo, da informazioni attendibili, sarebbe dedicato alla ulteriore specializzazione in un’area specifica, che può variare a seconda delle esigenze del territorio e delle imprese coinvolte nella fondazione ITS. 

Come si vede, questa riforma ha obiettivi ambiziosi, soprattutto quello di colmare il divario (mismatch) tra domanda o offerta di competenze utili a mantenere la competitività delle imprese italiane. E forse anche quello di aumentare la percentuale di giovani italiani in possesso di un titolo di formazione superiore di grado terziario. L’Italia è penultima nelle classifiche europee in materia (26,8% di laureati nella fascia 25-34 anni, contro una media di 41,6%), superata in peggio, ma di poco, solo dalla Romania, anche per precise responsabilità della nostra classe politica, che non ha saputo finora varare, accanto all’Università, un sistema di formazione superiore applicata, come si spiega nella notizia successiva. Sarà questa la volta buona?

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