
La Faranda in classe?
Ha fatto scalpore quanto dichiarato dall’ex brigatista Adriana Faranda nei giorni scorsi a Rtl 102.5, nel corso della trasmissione condotta da Pierluigi Diaco, “Onorevole Dj”: “Certo che mi piacerebbe raccontare gli anni della lotta armata e quelli della contestazione. Ma non solo: mi piacerebbe raccontarlo ai giovani, spiegare loro che significa avviare un processo di dissociazione da un gruppo di lotta armata, pagare poi tutto questo con sedici anni di carcere e di solitudine che mi hanno comunque cambiata”.
“Da quando, nel ’95, sono tornata una donna libera – ha detto – combatto contro chi pensa ancora che io debba pagare, e per tutta la vita, scelte e torti del mio passato. Francamente mi sembra di non essermi sottratta alla pena, fortunatamente lavoro, mi guadagno da vivere e non cerco di essere un esempio per nessuno”. Adriana Faranda ha anche sottolineato che per ora è difficile per lei poter raccontare questa sua esperienza: “Sono disposta ad andare nelle scuole e nelle Università, ma per ora nessuno mi invita. Mi vogliono sottrarre dal confronto con i ragazzi di oggi, non vogliono che sia io, testimone di quegli anni, a spiegare i nostri torti, i nostri sbagli,le nostre illusioni. Ho abbracciato da molti anni la scelta della non violenza, ho maturato dentro di me – ha concluso – opinioni che credo possano essere molto utili ai più giovani”.
Chissà se si riferisce anche ai nipoti delle vittime delle Brigate rosse…
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