
Orietta Berti: ‘Sogno una scuola, che pur seguendo la tecnologia, mantenga l’umanità e l’empatia’. L’intervista

Di Sara Morandi
Orietta Berti, icona della musica italiana, ci accoglie con il suo inconfondibile calore sulle pagine di “Tuttoscuola”. Con una carriera che si estende per decenni, Orietta riflette sui momenti più significativi del suo percorso artistico, sottolineando come gli inizi e gli ultimi anni, arricchiti da esperienze come il Festival di Sanremo, siano stati particolarmente speciali. Attraverso le sue parole, emerge un quadro vivido di un’epoca in cui la musica era vissuta in modo pionieristico, con concerti memorabili e trasmissioni televisive che radunavano milioni di spettatori. Nel contesto di un mondo sempre più digitale, Orietta esprime la sua fiducia nella carta stampata e condivide le sue riflessioni sull’evoluzione della musica italiana. Sottolinea l’importanza dell’autenticità nella musica, un’arte umana che la tecnologia non potrà mai sostituire completamente.
La cantante ci riporta anche ai suoi ricordi scolastici, evocando immagini di amicizie, profumi e curiosità che hanno nutrito il suo amore per l’apprendimento. Con uno sguardo rivolto al futuro, sogna una scuola che, pur abbracciando la tecnologia, mantenga l’umanità e l’empatia come pilastri dell’educazione.
Lei, in una recente intervista, ha dichiarato che i momenti più belli della sua carriera sono stati l’inizio e gli ultimi quattro anni, specialmente dopo Sanremo. Potrebbe raccontarci di più su queste esperienze e cosa le ha rese così speciali?
“Tutta la mia carriera è stata piena di momenti bellissimi e sorprendenti, però penso che per tutti noi l’inizio del “percorso” di una artista, cantante o di qualsivoglia lavoro sia un ricordo e un momento che non si dimentica mai perché è li che i sogni, le aspettative, le sorprese e anche le paure ed i timori si incrociano; perché è l’inizio di una professione. E’ molto romantico per me ricordare quel periodo e pensare a come eravamo giovani io ed Osvaldo e come il nostro paese Italia fosse diverso nel 1965. Con tutti i miei colleghi eravamo dei “pionieri”, se si può dire, di questo mestiere nella musica. Oggi con la tecnologia è tutto un po’ più facile ed immediato. Ricordo le manifestazioni in tv quando c’erano solo 2 o 3 canali, come “il Festival di Sanremo”, “Canzonissima” e “Un disco per l’estate”, seguite da 30 milioni di spettatori (oggi sono numeri inarrivabili); ricordo i mesi e mesi in studio di registrazione a Milano con autori e discografici per provinare e costruire i brani con la grande orchestra (oggi è tutto più veloce e ridimensionato il metodo di produzione), ripenso ai tour di concerti strapieni di gente a volte anche seduti sui tetti delle case o appollaiati sulle autovetture pur di vedere il concerto (oggi giustamente le regole per la sicurezza degli eventi sono molto più sicure e stringenti), e ripenso ai viaggi ripercorrendo con Osvaldo tutta l’Italia in “costruzione” che stava vivendo il boom economico. Poi come è normale gli ultimi anni sono quelli delle emozioni più vive nella memoria e forse più inaspettate per il confronto generazionale. Dal Sanremo 2021 quando portai al Festival il brano “Quando ti sei innamorato” ho collaborato e stretto amicizia con tanti artisti giovani e bravissimi, che mi hanno insegnato tante cose (non si smette mai di imparare nella vita): da Fedez e Achille Lauro per il brano “Mille”, da Manuelito sia a Sanremo con Twich che per il brano “Luna Piena” scritto da Rose Villain e Prodsixpm, a Francesca Michielin che a Sanremo 2021 realizzammo una rubrica web insieme, a Fabio Rovazzi per il brano “La discoteca Italiana”, e tanti tanti altri…fino ad arrivare lo scorso anno alla collaborazione con Fiorello e Danti per il brano “Una vespa in 2” per celebrare il successo di Viva Rai2. Insomma sono momenti bellissimi e amicizie vere che hanno arricchito ulteriormente questo mio meraviglioso viaggio nella musica”.
Ha espresso fiducia nella resistenza della carta stampata nonostante l’era digitale. Come crede che la musica, specialmente quella italiana, si evolverà nei prossimi anni in un mondo sempre più digitale?
“La carta stampata deve essere complementare al digitale, una non deve escludere l’altra secondo me. Primo perché il piacere di sfogliare un giornale o un libro è unico ed è meno invasivo dello schermo luminoso del telefonino o del tablet. Inoltre il libro e il giornale di carta stampata non hanno bisogno della energia elettrica per essere consultati. In ogni momento puoi consultarlo semplicemente aprendolo e sfogliando. La musica negli ultimi 20 anni si è già evoluta digitalmente ancor prima della carta stampata e anche qui nel produrla ci sono tecnologie che fanno davvero miracoli, per intonarti, per produrre suoni o armonie musicali nuove o elettroniche, addirittura per provinare brani con l’intelligenza artificiale con la tua voce in modo da valutare come un brano provino possa risultare efficacie o meno per te. Tutte cose che in passato erano inimmaginabili. Però a mio avviso l’emozione di una canzone rimane sempre e quella solo la vera voce dell’interprete cantante, con il suo vissuto, la sua unicità, le sue sfumature della voce, può dare…come per i musicisti e gli arrangiatori. La musica si suonerà e si interpreterà sempre perché l’arte è umana come l’emozione. Verrà affiancata dalla tecnologia ma non potrà essere mai sostituita completamente”.
Se Le dico la parola “scuola” che cosa le viene subito in mente?
“Se penso alla scuola le prime cose che mi vengono in mente sono le amicizie con i miei compagni di classe, il fiocco bianco del colletto del mio grembiule che adoravo, il profumo del cuoio della mia cartella, le scarpe di vernice che ‘scioccavano’ quando camminavo e ovviamente il piacere e la curiosità che ogni giorno la scuola mi stimolava. Adoravo andare a scuola e ancora oggi lo studio continuo nel mio lavoro viene proprio da li”.
Che cosa avrebbe voluto a scuola che non c’era quando era studentessa?
“Avrei voluto una biblioteca multimediale come quelle di oggi, sono straordinarie e bellissime. Allora avevamo delle bellissime biblioteche e anche la casa del popolo dove si imparavano e studiavano le arti come il canto, la pittura, la recitazione. Ma le biblioteche multimediali di oggi sono favolose. Nel mio paese natio, Cavriago, ne abbiamo una bellissima che si chiama Multiplo, le mie nipotine vanno sempre li per leggere, giocare e conoscere le arti.”
Che scuola sogna per le generazioni del futuro?
“Sogno una scuola che pur seguendo la tecnologia e rimanendo all’avanguardia mantenga l’umanità e l’empatia delle persone e dei Maestri, che sono la componente fondamentale dell’istruzione, dell’educazione e dell’apprendimento. Nessun insegnante robotico o intelligenza artificiale potrà mai trasmettere, confortare, spronare e stimolare il sapere in uno studente come un essere umano e un Maestro vero”.
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