Il saluto a Francesco, il Papa della speranza e degli ultimi. Il resto in secondo piano  

La settimana di passione e di lutto che ci lasciamo alle spalle ha messo in secondo piano tutte le problematiche di cui si occupano quotidianamente i media nazionali, comprese quelle che riguardano il mondo della scuola.

Le ore interminabili trascorse davanti al piccolo schermo per seguire gli ultimi giorni tra noi di Papa Francesco, le migliaia di persone per ore in colonna per una breve preghiera davanti al feretro, il suo funerale davanti ai grandi del mondo in quella grande piazza del colonnato Bernini diventata la finestra della pietas universale, la traslazione del feretro tra ali di folla per le vie storiche di Roma, prima della tumulazione della salma del pontefice nella nuda terra della Basilica di Santa Maria Maggiore con il nome di Franciscus inciso sulla lapide, ci hanno fatto dimenticare per alcuni giorni gli affanni delle cronache del mondo scolastico.

Mentre la storia passava davanti ai nostri occhi anche attraverso la rievocazione delle numerose testimonianze, per lo più sconosciute o dimenticate, dei tanti episodi in cui Papa Francesco è sceso in mezzo al suo gregge per sentirne tutto l’odore di povertà, di esclusione e di sofferenza, offrendo a tanti, credenti e non, un sorriso e una speranza, abbiamo percepito chiaramente tutta la distanza, fisica e morale, delle questioni scolastiche dal momento storico che stavamo vivendo.

Mentre inizia una nuova settimana di consuete notizie su concorsi in ritardo, su indicazioni nazionali discusse, su diplomifici messi forse alle corde, e su altre criticità o aspettative che attraversano il mondo della scuola, le emozioni vissute fino a poche ore fa insieme a milioni di persone in quella straordinaria settimana, destinata, come pochi altri avvenimenti, a segnare la storia dei primi decenni del millennio, devono necessariamente lasciar posto alla quotidianità.  

Tuttavia, il pensiero già corre avanti, a quando dalla loggia della Basilica Dominique Mamberti, il cardinale protodiacono, annuncerà Nuntio vobis gaudium magnum. Habemus Papam!

A chi era in piazza San Pietro nella serata piovosa di quel lontano 13 marzo 2013, tornerà alla mente l’immagine di Papa Bergoglio che, affacciato alla Loggia, salutava i fedeli con quel “buonasera”, profetico di un pontificato caratterizzato dalla semplicità dei gesti e dalla straordinaria vicinanza al suo gregge come annunciato quel giorno dalla scelta del nome, Francesco. (S.G.)

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