
Invalsi/1. Cresce la fiducia dei docenti nelle rilevazioni

Invalsi Open, che è il sito ufficiale dell’area Prove Nazionali dell’Invalsi, ha pubblicato nella sua edizione del 25 marzo 2025 un editoriale nel quale il presidente dell’Istituto, Roberto Ricci, fa il punto su “come è cambiato nel tempo il rapporto della Scuola con le Prove nazionali e con gli esiti delle Rilevazioni”.
Secondo Ricci, testimone privilegiato di tale cambiamento (responsabile dell’area Prove nazionali dal 2008 e presidente dell’Invalsi dal 2021), negli anni l’atteggiamento delle Scuole nei confronti dei dati è certamente cambiato, come provano il numero elevatissimo di accessi alla nuova piattaforma per prendere visione degli esiti e la nutrita partecipazione dei docenti ai corsi, organizzati attraverso alla piattaforma S.O.F.I.A., “per aiutare i docenti a una familiarizzazione sempre maggiore con l’uso del dato come strumento di lavoro”.
I dati, riflette il presidente, “di per sé non possono sostituire una decisione […] ma ci aiutano ad assumere una decisione e a fare delle ipotesi di azione”. Da notare che Ricci dice “ci aiutano ad assumere una decisione” (riferendosi alla scuole, forse anche all’Invalsi) e non, per esempio, “ci offrono ulteriori elementi di valutazione sullo stato della nostra scuola”, da mettere a disposizione del decisore politico (Ministro e apparato ministeriale, Parlamento).
Certo, dai tempi del CEDE (Centro Europeo dell’Educazione), predecessore dell’Invalsi, nato nel 1999 e presieduto da Aldo Visalberghi dal 1979 al 1991, i tempi sono profondamente cambiati, e anche il modo di lavorare dei ricercatori addetti alle Prove (nazionali e internazionali), che con Visalberghi e poi ancora con Umberto Margiotta (1991-96) e Benedetto Vertecchi (1997-2001, dal 2000 al 2001 come presidente dell’Invalsi) hanno svolto il loro lavoro – con scarsi mezzi, ma sempre in piena autonomia scientifica – per raccogliere i dati da mettere a disposizione del decisore politico, non di se stesso (Invalsi) al fine di “assumere una decisione” per favorire “il progressivo costruirsi di una circolarità virtuosa tra scuole e Invalsi, due istituzioni accomunate dall’obiettivo di migliorare i risultati, ampiamente intesi, dei nostri studenti e delle nostre studentesse”, come ora afferma Ricci nel suo editoriale.
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