
Gli USA verso un sistema educativo a due velocità

È quanto sostiene il professore Paolo Ferri, docente di Tecnologie della formazione nell’Università degli Studi Milano-Bicocca, in un articolo pubblicato sulla testata online agendadigitale.eu dello scorso 10 marzo. Nel suo intervento Ferri descrive le conseguenze della decisione di Donald Trump, riportata in dettaglio anche da Tuttoscuola, di tagliare drasticamente il budget del Dipartimento dell’Educazione, che “con i suoi 200 miliardi di dollari di budget annuale”, ha finora rappresentato “un pilastro per l’equità educativa in una nazione, gli USA, già molto frammentata e diseguale in questo settore”.
“Questo non è solo un atto politico”, è la drastica valutazione di Ferri: “è un attacco ideologico contrario all’idea dell’educazione e dell’istruzione come diritti universali ed è inoltre un tradimento dei principi di inclusione sociale ed egualitarismo che debbono guidare ogni sistema educativo negli Stati democratici”.
In un paese come gli Usa che ha 50 sistemi statali differenti, l’educazione non può essere ulteriormente frammentata senza sacrificarne l’equità e la qualità: per Ferri “un sistema educativo moderno deve essere governato dallo Stato centrale, come lo è nel nostro Paese, per garantire standard uniformi e accesso universale, specialmente in un’epoca in cui la tecnologia digitale non può che incrementare i divari, e la ‘mano pubblica centrale’ è l’unica, negli USA, che può sostenere investimenti che garantiscano un minimo di equità” in un Paese a ordinamento federale che presenta enormi squilibri economici e sociali tra i diversi Stati che lo compongono. “Quelli con risorse limitate come il Mississippi, l’Arkansas o il West Virginia non potranno mai offrire le stesse opportunità di quelli più ricchi, e a pagarne il prezzo saranno i più vulnerabili: studenti a basso reddito, con disabilità, appartenenti a minoranze o discriminati per genere”.
Trasferire le competenze e i fondi ai singoli Stati, è la pessimistica previsione di Ferri, “creerà un caos educativo, con scuole d’élite per i ricchi e istituzioni al collasso per i poveri. Il presidente accusa il Dipartimento di ‘indottrinare’ i giovani, minacciando di tagliare i fondi alle scuole che insegnano temi come la teoria del ‘razzismo sistemico’ o promuovono i diritti delle persone LGBT. Questo non è solo un attacco alla libertà dell’educazione: è un rifiuto della missione educativa dello Stato a formare cittadini critici e consapevoli”. In questo modo “gli Stati Uniti faranno un altro passo per essere un ‘terra delle opportunità’ solo per i figli dei più facoltosi e abbienti”.
È un fatto, comunque, che l’incessante innovazione tecnologica, che vede gli USA protagonisti assoluti in vari campi, compresi quelli riguardanti l’educazione (che vanno dalle varie applicazioni dell’Intelligenza Artificiale alle biotecnologie), appare destinata a porre in termini nuovi, e in parte imprevedibili, il futuro dei sistemi educativi. Negli USA e nel resto del mondo.
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