Mense scolastiche: migliora la qualità, ma il 50% dei pasti finisce nella spazzatura

Nel panorama delle mense scolastiche italiane, se da un lato la qualità dei pasti è in netto miglioramento, dall’altro i bambini sembrano non accorgersene, rifiutando in media il 50% dei piatti che finiscono direttamente nella spazzatura. È quanto emerge dal 9° Rating dei menu scolastici di Foodinsider, che ha analizzato un campione rappresentativo di un terzo delle mense italiane, mettendo in luce i progressi ma anche le criticità che caratterizzano il servizio di refezione scolastica nel nostro Paese.

Un miglioramento tangibile, ma poco apprezzato

Rispetto all’anno scorso, i dati parlano chiaro: il 44% dei menu scolastici ha visto un miglioramento, il 29,5% è rimasto stabile, mentre il 20% ha registrato un calo. Questi numeri sono un segnale positivo dell’impatto delle normative introdotte negli ultimi anni, come la legge dei Criteri Ambientali Minimi (entrata in vigore nel 2020), che ha incentivato l’uso di alimenti più sani e sostenibili, con una maggiore varietà di cibi biologici, legumi e prodotti locali. Tuttavia, il miglioramento qualitativo sembra non essere percepito dai più giovani, che continuano a preferire piatti semplici come la pasta in bianco e il pane, a dispetto della crescente offerta di alimenti innovativi e salutari.

Un’inversione di tendenza a favore della sostenibilità

L’introduzione di alimenti più salutari e locali, seppur apprezzata da molti genitori e esperti, non ha avuto l’effetto sperato sui bambini, che continuano a rifiutare i piatti più complessi. I piatti a base di pesce locale, carne biologica, verdure e legumi, infatti, sono spesso lasciati nel piatto e finiti nei bidoni della spazzatura. È interessante notare, però, che i Comuni che hanno rinnovato le gare d’appalto, come Trento, Udine, Frosinone, Rieti e Siracusa, hanno fatto segnare i miglioramenti più consistenti. Le mense che si sono distinte per l’adozione di pratiche più sostenibili, come l’eliminazione della plastica e l’utilizzo di cibi a km 0, hanno ricevuto un’accoglienza favorevole da parte di genitori e educatori.

Educazione alimentare e ambiente: i fattori vincenti

Un altro aspetto che fa la differenza è l’educazione alimentare. Le scuole che hanno integrato programmi educativi sulla nutrizione e l’alimentazione sana nei loro curricula hanno ottenuto risultati migliori. Le scuole con cucine interne, che offrono un ambiente meno rumoroso e più tranquillo, permettendo agli studenti di mangiare con calma, hanno mostrato una maggiore accettazione dei piatti proposti. Inoltre, il servizio della frutta a metà mattina, anziché a fine pasto, ha contribuito a rendere il pranzo scolastico più equilibrato e apprezzato.

Il deputato Claudio Mancini ha sottolineato come le mense scolastiche possano giocare un ruolo fondamentale nel promuovere l’agricoltura locale e la sostenibilità, considerando che ogni giorno vengono serviti oltre 2 milioni di pasti nelle scuole italiane. Mancini ha ribadito l’importanza di trasformare le mense in strumenti di sviluppo territoriale, creando sinergie con il settore agroalimentare, e migliorando nel contempo la qualità della vita degli studenti.

La classifica delle città virtuose

Il report di Foodinsider include anche una classifica delle città italiane che meglio interpretano l’alimentazione come strumento di salute, rispetto per l’ambiente e promozione del territorio. Sesto Fiorentino, in Toscana, è risultata la città più virtuosa, conquistando il primo posto dopo un notevole miglioramento rispetto al 2017, quando si trovava al quint’ultimo posto. Al secondo posto, a pari merito, ci sono Parma e Fano, mentre Cremona si conferma la città con il miglior servizio gastronomico, grazie alla qualità dei suoi cuochi.

Segnali positivi arrivano anche dal Sud Italia: Bari, Brindisi e, soprattutto, Siracusa sono le città che hanno registrato i maggiori miglioramenti, con un incremento significativo dei punteggi rispetto all’anno precedente. Siracusa, in particolare, ha visto un aumento di ben 57 punti, grazie all’adozione di pratiche più sostenibili e all’introduzione di piatti più salutari.

Le sfide e le criticità

Nonostante i progressi, non mancano le criticità. La crescita dell’uso di cibi processati è una delle principali problematiche riscontrate, con un conseguente abbassamento della percentuale di pasto effettivamente consumato. Le scuole che non investono in cucine interne o che non offrono un ambiente favorevole al pranzo faticano a coinvolgere i bambini nell’esperienza del pasto scolastico. Inoltre, al Sud il tempo pieno a scuola non è ancora molto diffuso, e le mense in queste aree non hanno la stessa tradizione di quelle del Nord, dove il servizio di refezione è più radicato e consolidato.

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