
Scuola è politica
“La riforma della scuola va fatta. Ci sono le condizioni per portare a casa il risultato”. Parole di Matteo Renzi? No, la dichiarazione è di Maurizio Martina, esponente della sinistra del Pd e ministro dell’Agricoltura, che – intervistato da Tuttoscuola ( http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=36352 ) – con questa presa di posizione ha inaugurato la nuova corrente del Pd, da lui stesso creata la scorsa settimana insieme ad altri autorevoli esponenti dell’area ex bersaniana come l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, Paola De Micheli e altri (in tutto una settantina di parlamentari). Un’area, quella ex bersaniana, minoritaria nel partito ma fortemente rappresentata a livello parlamentare, che appare ormai frantumata in varie sottocorrenti di cui una – quella civatiana – addirittura uscita dal partito.
Il nome scelto per questa nuova corrente, ‘Sinistra è cambiamento’, è sottilmente polemico con un’altra sinistra interna al Pd, quella che fa capo a Fassina, Cuperlo e Speranza. “Noi siamo la sinistra del cambiamento non della conservazione”, ha detto Damiano, “abbiamo migliorato i provvedimenti con i nostri emendamenti, dal Jobs act alla riforma della scuola, non c’è alternativa a Renzi, è un argine ai populismi, noi speriamo che questo governo abbia successo, vogliamo dare una mano”.
Il ministro Martina nel suo intervento ha detto che sulla scuola “noi abbiamo una posizione diversa da quella del governo”, ma che con qualche miglioramento al testo “possiamo avere sia la riforma sia le assunzioni”. Una chiara apertura a Renzi sulla fondamentale questione del tenere insieme le assunzioni e la riforma.
Da notare la ‘è’ nel nome della nuova corrente (‘Sinistra è cambiamento’): ricorda una analoga ‘è’ che fu inserita, nei primi anni settanta dello scorso secolo, nel titolo di una conferenza nazionale indetta dal PSI, il cui periodico scolastico si chiamava ‘Scuola e Politica’. Per la conferenza Tristano Codignola e Aldo Visalberghi scelsero il motto ‘Scuola è politica’: erano i tempi dei Decreti delegati di Franco Malfatti e della ‘partecipazione’ alla gestione della scuola, uno dei momenti – insieme alla riforma della scuola media unica e all’introduzione dell’autonomia delle scuole – in cui il nesso tra le scelte di politica scolastica e quelle di politica generale (visione, valori, ruolo sociale della scuola) è risultato più evidente.
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