
Il seminario nazionale tenutosi a Rovereto lo scorso 21 e 22 maggio, promosso dalla provincia di Trento, è stato l’occasione per fare il punto su “L’italiano e le altre al tempo del plurilinguismo”. Il tema è di forte attualità in una scuola in cui convivono lingue minoritarie, dialetti, italiano in profonda e veloce evoluzione, lingue dell’immigrazione e lingue europee di studio. In Italia ci sono oltre 800mila studenti stranieri: un plurilinguismo di fatto nel quale si intrecciano le trasformazioni degli usi linguistici derivate dall’impiego delle tecnologie digitali nella scuola e nella vita quotidiana degli studenti. Il passaggio dal multiculturalismo all’interculturalità arricchisce tutti, è nuova benzina nel motore della mobilità sociale.
Il seminario, organizzato dall’istituto trentino di ricerca educativa e formazione dei docenti (IPRASE), ha visto la partecipazione di circa 200 tra insegnanti, dirigenti scolastici e referenti regionali provenienti da tutte le regioni d’Italia.
La Provincia di Trento fin dalla sua istituzione ha dedicato molte risorse alla valorizzazione delle lingue materne: l’italiano (considerato non solo disciplina ma area di apprendimento nei Piani di studio provinciali) e le lingue minoritarie, le lingue d’immigrazione. Recentemente, accanto al costante impegno nell’informatizzazione nella scuola, ha promosso un ambizioso piano di sviluppo delle competenze linguistiche, definito piano trilingue ( italiano, inglese, tedesco).
I contributi scientifici proposti in plenaria hanno delineato le articolazioni del tema. Ricco di spunti l’intervento dell’ispettrice Gisella Langè centrato sull’analisi della formazione plurilingue nei documenti Europei e nazionali e la certificazione delle competenze.
A sorpresa è intervenuto anche Jean Claude Beacco dell’ Université de Paris III Sorbonne Nouvelle, esperto per le politiche linguistiche del Consiglio d’Europa, che ha sottolineato la funzione della formazione linguistica e plurilinguistica nella configurazione di cittadinanze aperte all’accoglienza dell’altro e alle diversità culturali.
Le 70 proposte didattiche, giunte da quasi tutte le regioni e frutto della progettazione di singoli o di gruppi di insegnanti appartenenti a reti di scuole, istituti, dipartimenti, sono state presentate in 8 laboratori a tema o nei relativi meeting point. I coordinatori, a loro volta relatori nei rispettivi laboratori, hanno guidato il confronto tra docenti molto coinvolti e interessati.
“E’ stata anche l’occasione – ha sottolineato a Tuttoscuola la dirigente tecnica Laura Donà – per fare il punto sulla sperimentazione in atto sul modello di certificato delle competenze a fine scuola primaria e secondaria di 1 grado. Sono 1367 scuole, il 25 % delle scuole sperimentano i modelli di certificato”.
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