
In occasione del convegno promosso dalla Filins (Federazione Italiana Licei linguistici e Istituti Scolastici non Statali) il 2 aprile 2014 sul tema “Obbligo scolastico gratuito e libertà di scelta educativa. Due principi costituzionali ancora disattesi” si è parlato molto del costo standard, oggetto principale – il giorno prima – del seminario promosso dall’on. Centemero (FI), presente anche al convegno Filins, ma il dibattito si è allargato alla più complessiva problematica della parità e alla valutazione dell’adeguatezza della normativa che regola la materia.
A questo proposito Orazio Niceforo, redattore di Tuttoscuola ed esperto di storia della scuola italiana, ha sostenuto che il compromesso contenuto nella legge 62/2000, che riconosce alle scuole paritarie la parità giuridica ma non quella economica, riflette l’analoga contraddizione contenuta nella Costituzione tra l’art. 30, che afferma il diritto dei genitori di scegliere il modello educativo per i propri figli, e l’art. 33 comma 3, che a causa della interpretazione restrittiva che è stata data dopo il 1948 alla locuzione “senza oneri per lo Stato” (andata ben oltre le intenzioni dei suoi proponenti, il socialista ex azionista Codignola e il liberale Corbino) ha di fatto negato la parità tra le scuole statali e quelle paritarie sul piano economico.
Occorrerebbe andare oltre tali contraddizioni recuperando lo spirito del dibattito svoltosi nel 1947 nell’ambito dei lavori preparatori dell’assemblea costituente, quando si profilò, soprattutto negli interventi di Aldo Moro e Guido Gonella, uno scenario di scuole libere e autonome (tutte, quelle statali e le private paritarie) controllate dallo Stato attraverso gli esami soltanto ai fini della valutazione della qualità della formazione ricevuta dagli studenti.
Ma poi, dopo il 1948, la storia andò in una direzione assai diversa: le maggioranze governative centriste (malgrado Gonella fosse diventato ministro della PI) abbandonarono quel disegno dando invece piena continuità, anche dal punto di vista amministrativo, al modello centralistico ereditato dal fascismo e dalla tradizione liberale prefascista, mentre la sinistra si arroccò in una difesa di principio della scuola statale senza mai governare il ministero della PI fino a Berlinguer. Il quale recuperò (ma in minima parte, più nella forma che nella sostanza) il concetto di autonomia delle scuole di cui si era pur discusso in assemblea costituente, ma non se la sentì di andare oltre il compromesso, l’ambivalenza contraddittoria della Costituzione, riproducendola anzi nella legge 62. Per questo, è la conclusione di Niceforo, per cambiare davvero le cose occorrerebbe da una parte guardare avanti andando oltre tale legge, e dall’altra anche indietro, a quel dibattito del 1947 che aveva messo in campo l’ipotesi di un sistema scolastico postcentralistico e postburocratico. Oggi forse si può tornare a discuterne.
Registrati a tuttoscuola
Benvenuto su Tuttoscuola.com!
Registrati a tuttoscuola
Grazie per esserti registrato
controlla il tuo indirizzo di posta per attivare il tuo abbonamento