
Chi è contro i Pas, dimentica che dopo 3 anni di servizio, in Europa si è assunti
L’email di Cristina Musarra, dal titolo I Tfa, i Pas, il precariato e il Senso della scuola, sta ricevendo molti commenti, alcuni a favore e alcuni contrari, anche attraverso la piattaforma sottostante Disqus. Pubblichiamo alcuni degli interventi contrari.
Invitiamo altri lettori interessati a intervenire sull’argomento, o a offrire nuovi spunti di dibattito, a scriverci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.
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Annalisa Failla, dalla nostra pagina Facebook, ricorda che “le abilitazioni speciali son sempre esistite. Ci Son documenti che lo ricordano e anche ben chiaro.
Adesso, se la lotta ormai a viso scoperto tra tfa ordinari e speciali e’ diventata di dominio pubblico e’ solo perche’ non ci siam resi conto che in italia e’ utile per chi ci governa che anche tra colleghi si creino lotte. Ritornando alla abilitazioni speciali, il ministero dell’istruzione le ha attivate a cicli alterni sin dal 1970, con requisiti diversi da quelli attuali…MA Ripeto e sottolineo, che e’ inutile combattere contro i pas poiche’ appartengono a quel ciclo di abilitazioni speciali da sempre esistite e attraverso le quali tanti docenti italiani si son abilitati. In piu’, per chi vorrebbe la riapertura delle graduatorie poichè abilitatosi appena, vorrei che si ricordasse tutti i sissini che con pazienza benedettina hanno aspettato il loro turno per inserirsi e dichiarare la loro abilitazione nei tempi che il miur stabiliva, senza troppe recriminazioni”.
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Davide Fabris ci ha scritto questa email:
Buonasera, sono l’Ing Davide Fabris, scrivo alla vostra redazione in merito all’attivazione dei Percorsi Formativi Speciali
- Credo di esprimere opinione comune chiedendo l’equità di trattamento con il TFA ordinario in rispetto di quanto comunicato dall’allora Ministro Profumo alla data di istituzione dei percorsi formativi (presente tuttora nelle comunicazioni del MIUR; è inaccettabile essere oggi vittime da immolare per ritardi non voluti da noi, di errori sulla valutazione degli effettivi numeri degli aventi diritto e condannate ora ad un’abilitazione di serie B.
- Le motivazioni della richiesta di abilitazione sono i nostri titoli, (io sono Ingegnere Meccanico laureato con il massimo dei voti e dottore di ricerca) ed i nostri servizi condotti per anni senza alcun riconoscimento. Un piccolo esempio per chi non è addentro al mondo della scuola: nei miei cinque anni di insegnamento sono stato responsabile di laboratorio, responsabile dei corsi di perfezionamento, responsabile dell’alternanza scuola lavoro, responsabile corsi MATLAB e AUTOCAD. Questi titoli non danno punti, nessuno al MIUR riconosce nulla..come mai oggi tutti invece sbandierano il merito senza conoscere il reale significato e peso della parola?
- L’attivazione dei PAS non è stata affatto scontata o regalata, mai percorso è stato tanto tortuoso e pieno d’insidie da ricordare un romanzo giallo; ritardi, firme che apparivano e sparivano. Ora questo risultato, che ricordo è legge, non può essere vanificato con proposte assurde di corsie preferenziali e quindi saremo pronti a lottare con tutti i mezzi a disposizione per difendere i nostri diritti. Non scordiamo che siamo docenti con minimo tre anni di servizio e questo in Europa significa assunzione.
- Le risposte del mondo universitario e del MIUR riguardo i tempi di attivazione sono latenti per non dire assenti, un ente demanda all’altro come in un gioco di scatole cinesi, dimenticando che i corsi saranno analoghi a quelli seguiti da chi ha già frequentato e concluso i TFA ordinari.
La ringrazio per la cortese attenzione: Dott. Ing. Davide Fabris, futuro frequentante i PAS, in attesa di conoscere dove e quando poter iniziare.
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La lettrice Chiara Guglielmini ha invece scritto:
Gentili lettori di Tuttoscuola,
rispondere alle ultime mail contro il PAS e riguardanti il reclutamento, in realtà non è complesso.
L’obiezione espressa, per cui prima di tutto si deve pensare al fine della scuola e non certo a dare lavoro agli insegnanti, presuppone che i partecipanti al PAS non siano necessariamente il bene della scuola mentre gli abilitati tfa, si. A questo punto è necessario capire quale sia il modo migliore di selezionare gli insegnanti: davvero il test è la cosa migliore? Vi ricordo che in quasi tutti i Paesi del mondo, l’insegnante NON viene selezionato tramite test ma tramite selezione della scuola singola, che decide autonomamente chi assumere. In Italia invece è previsto un test su tutto il programma di un ambito disciplinare, senza considerare che gli insegnanti che già lavorano a scuola, come accade a tutti i lavoratori ed in tutti i campi, sono specializzati da anni di lavoro in campi specifici. Sarebbe interessante fare partecipare ad un test professori universitari che lavorano da anni in una branca specifica della loro materia, ad esempio letteratura medievale, e fare loro domande di letteratura contemporanea. Potremmo prendere anche ad esempio domande di storia moderna per chi si specializza in storia antica, o chimica analitica per i professori di chimica organica, e capire finalmente che chi è inserito da anni nel circuito lavorativo non diventa ignorante, come molti vogliono fare credere, ma si specializza nel campo scelto, nel nostro caso la disciplina presente nelle classi in cui ha lavorato di più. Questo vale soprattutto per discipline presenti a scuola secondo vari indirizzi, come le materie scientifiche in cui i programmi fra trienni di specializzazione (e discipline diverse al loro interno) e bienni sono molto diversi e spesso molto mnemonici (quelle formule di cui dopo anni si ricordano i concetti). I neolaureati, freschi di studi su ogni disciplina, sono certamente più propensi a passare un test nozionistico su tutto il programma, ma questo è sinonimo di migliore insegnante? Raggiungeranno la condizione di specializzazione anche loro, dopo pochi anni di lavoro, ed allora ci sarà qualcuno che chiamerà anche loro ignoranti o potranno continuare a lavorare?
Ma anche volessimo affrontare il discorso selezione in questo modo, non ci possiamo dimenticare che le siss sono state chiuse nel 2007. Non ci sono state molteplici opportunità di passare i test, come spesso sento dire. C’è stata una sola possibilità dopo cinque anni, oltretutto viziata da abbuoni di domande (fino a 26 domande in alcune discipline) che hanno riammesso chi era stato escluso in prima battuta ed escluso chi aveva risposto giustamente alle domande iniziali, per poi vedersi scavalcato da centinaia di riammessi.
In base dunque a un tentativo di selezione di questo genere si dovrebbe eliminare chi lavora a scuola da anni?
Si possono inoltre aggiungere altre considerazioni. L’Europa considera abilitati i lavoratori che hanno per tre anni svolto sul campo la professione. I partecipanti al PAS posseggono tutti questo requisito. Non è possibile chiedere di entrare in Europa solo quando fa comodo ad interessi personali. Il MIUR ha peccato nel non proporre prima dei percorsi di formazione per i suoi lavoratori ed i suoi lavoratori sono poco lungimiranti nel farsi la guerra tra loro invece di chiedere politiche più serie per la scuola.
Ad esempio, la sola riduzione degli alunni per classe ad una media di 22-23 alunni, già alta rispetto ad altri paesi, potrebbe essere allo stesso tempo la soluzione primaria e necessaria per migliorare la qualità della didattica sia garanzia che nuove generazioni di insegnanti possano comunque entrare nella scuola. Invece i partecipanti al tfa, ma non solo, si concentrano sull’accaparrarsi le briciole, togliendole tra le altre cose a chi entra in classe da tempo e aspetta da anni (ricordo ancora chiusura siss nel 2007) di abilitarsi.
Altra considerazione sul reclutamento. Si teme una invasione di “passini” nelle graduatorie. Non si considera che queste persone hanno tre anni completi di lavoro, almeno (cioe non 1 mese un anno e 1 mese l’altro anno…ma almeno 6 mesi per ogni anno dichiarato, moltissimi con contratto annuale). La maggior parte di loro lavora nella scuola statale, anche se questo alcuni fanno fatica a crederlo. In alcune zone e soprattutto alcune classi di concorso, anche grazie al blocco delle siss nel 2007, si è avuta possibilità di lavorare nel pubblico. D’altronde non ci sarebbero 35 mila partecipanti iscritti al PAS se solo le scuole private fossero state disponibili, ma basterebbe chiedere al ministero le statistiche, ora che le possiede e non si parla dei 100mila paventati mesi fa.
Dunque questi insegnanti hanno lavorato legittimamente, così dice il loro contratto non dimentichiamolo mai, per anni nella scuola pubblica. Se hanno lavorato e lavorano il posto per loro c’è, non si andrà ad intasare alcuna graduatoria.
È da capire inoltre, perché si giudica un passo avanti la stabilizzazione dei precari in ogni campo, ma nella scuola che dovrebbe insegnare diritti, questa viene osteggiata, come se fossimo un mondo a parte.
La giusta conclusione sarebbe, a mio parere, una inclusione in quarta fascia GaE sia di abilitati PAS che TFA, eventualmente con una differenziazione di punteggio in favore dei tfa nell’ordine dei 6 punti per valorizzare il test di ingresso superato. Ricordiamo che i partecipanti ai passati riservati e i sissini sono sempre stati inseriti nella stessa graduatoria ad esaurimento. In questo modo i già presenti in graduatoria avrebbero la precedenza e i precari ed i nuovi abilitati avrebbero un modo per inserirsi in modo stabile nella scuola.
Nel momento in cui il ministro Carrozza afferma di volere pensare prima ai precari della scuola, questa sarebbe una soluzione che potrebbe conciliare le diverse esigenze, posto, come dimostrato dagli iscritti al PAS, che in alcune discipline questi insegnanti hanno già lavorato stabilmente e dunque i posti sono disponibili.
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