Massimo Di Menna: via la scuola delle carte

Il dossier puo’ rappresentare un utilissimo riferimento per chi ha responsabilità di governo del  sistema di istruzione pubblico. Serve una scossa di modernizzazione con particolare attenzione alla dimensione europea. I nostri alunni, che oggi hanno 10 anni, quando ne avranno 20 saranno probabilmente cittadini europei, e la scuola ha un ruolo importante per la loro formazione. Serve una vision di riferimento, è quello che manca alla nostra politica, più protesa alla contrapposizione che a capacità decisionale.

Nel merito delle sei idee, per la cui attuazione si può operare, mi soffermo su due questioni: l’autonoma scolastica, che rischia di diventare un totem pieno di parole,  e la valorizzazione dell’impegno degli insegnanti. La via della valutazione e dei controlli, per l’autonomia è quella giusta; si potrebbe ovviare alla carenza di ispettori, funzione tecnica di supporto, puntando su dirigenti e professori che hanno una forte esperienza nella innovazione didattica ed organizzativa. Deve essere valorizzata la esperienza professionale sul campo, fatta nelle aule scolastiche, che spesso è di altissima qualità.

Inoltre lo strumento per favorire l’utilizzo flessibile delle risorse è la organizzazione di reti di scuole; pensiamo al nuovo modello di formazione introdotto per questo anno scolastico, per sostenere innovazioni quali le nuove indicazioni nazionali per il curriculum o la digitalizzazione. In questo contesto la centralità della didattica deve mettere ai margini la così detta scuola delle carte e dei progetti, e della burocrazia procedurale.

Gli ambiziosi obiettivi che pone il dossier richiedono un recupero del valore della funzione docente, con  una rendicontazione da parte delle reti di scuole degli esiti formativi. Va comunque garantito il valore  del rigore dello studio oltre che dell’accoglienza. La scuola non può trasformarsi in una sorta di club mediterranée. Il sindacato può contribuire alla qualità e alla modernizzazione della scuola pubblica, ma deve puntare sul cambiamento. Il governo deve spostare risorse per la scuola, portando la spesa a livelli europei, nel rapporto con la spesa pubblica; va affrontata così l’emergenza basse retribuzioni, e realizzato un piano di graduale avvicinamento agli stipendi europei. Il blocco di contratti e delle nostre basse retribuzioni deciso dl Governo Letta contraddice tale esigenza, e deve essere rivisto. La sfida della modernizzazione e del cambiamento riguarda tutti. Le buone idee servono molto. Le sei di tuttoscuola sono un bel patrimonio.

*Segretario della UIL scuola