
I precari, ovvero gli insegnanti invisibili
Ci è arrivata questa lettera di ‘denuncia’ sulla condizione dei precari “che pochi conoscono a causa dell’assenza di corretta informazione da parte dei giornali e delle televisioni“
La pubblichiamo, invitando tutti gli altri lettori a intervenire, o a proporre nuovi temi di discussione, scrivendoci come di consueto all’indirizzo dedicato la_tribuna@tuttoscuola.com.
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Gli insegnanti invisibili
Chi siamo?
Incagliati a maglie strette, dentro camicie di forza confezionate su misura, senza neanche un’ora d’aria, affolliamo, come polli da batteria, le “famose” Graduatorie permanenti o meglio ad esaurimento (cambia il termine, ma non la sostanza), vocabolo consono per indicare persone o meglio automi che si appressano all’esaurimento nervoso .
Per rimanere a galla e non scontrarsi come automobiline da autoscontro, da più di un decennio costretti, ad arricchire, a proprie spese, senza diritto allo studio e con enorme dispendio di energie, il curriculum professionale per cercare di giungere al traguardo che anno dopo anno diventa come una chimera.
…Si susseguono i governi ed i ministri e, forse per passatempo, si inventano sempre nuove regole o addirittura si variano nel bel mezzo del gioco…
Siamo i precari: docenti, insegnanti e maestri pluriabilitati, plurilaureati e con un bagaglio esperienziale di tutto rispetto acquisito in aula. Da sempre ligi al dovere, con una grande flessibilità mentale preparati per le più svariate supplenze anche solo di pochi giorni. Pronti al nastro di partenza già circa alle 7:30 del mattino con il cellulare a destra e il telefono a sinistra in attesa di uno squillo. Vite da precari non programmate, ma che si riempiono di gioia ed energia ogni qual volta si entra in aula per scoprire nuovi volti in attesa di apprendere e di succhiare il nettare della conoscenza. Sorrisi, pianti, incomprensioni e ancora conquiste, la realizzazione di un percorso che a piccoli tasselli, insieme ai discenti, si compone sempre in una nuova tela. Allora non molli, non getti la spugna perché essere insegnante ti ripaga di tutti i sacrifici fin qui fatti.
Anno 2012: mentre i docenti nel frattempo stazionano nelle varie graduatorie ormai dall’ultimo concorso bandito nel 1999 sempre da precari e senza garanzie, il ministro di turno, insieme al governo di turno, concepisce una novità (a suo dire) per dar spazio ai giovani insegnanti che vogliono accedere al mondo scuola e per portare avanti quelli “più meritevoli”.
Ed ecco che per svecchiare i docenti (non servono più… troppo anziani, chissà per colpa di chi, e poco competenti) si vuole bandire un nuovo concorso a cui possano partecipare anche coloro che non rientrano nelle GE o in quelle del vecchio concorso.
Niente panico! Anche gli anziani docenti delle predette graduatorie possono prenderne parte, ma, beffa della beffa, devono comunque sottoporsi ai test di preselezione basati non su argomenti disciplinari, bensì generici. Ma vorrei sottolineare che noi “vecchi” docenti siamo già abilitati all’insegnamento e, per logica (materia tra l’altro compresa nei test di preselezione) non dovremmo sottoporci ad alcun concorso e a maggior ragione a nessun test di preselezione.
Questa che stiamo vivendo è l’ennesima umiliazione e lo sconforto più grande di questi lunghi anni; ci sentiamo un po’ come il ciuco che per essere stimolato ad andare avanti, si trova a seguire la carota che gli dondola davanti: lui vorrebbe arrivare a prenderla, ma la carota è legata al bastone e quindi irraggiungibile. Anche noi abbiamo l’impressione di stare arrivando alla meta, ma per assurdo, questa si sposta sempre più in avanti prima che possiamo rendercene conto.
Tutto ciò che abbiamo subito in questi anni e che continuiamo a subire è anticostituzionale, lede i nostri diritti di cittadini onesti e lavoratori. Vorrei inoltre sottolineare che il nostro governo, ha da sempre avuto politici, direi non proprio giovanissimi, che hanno messo in campo la loro esperienza e la loro capacità governativa, così come l’esperienza dei docenti precari storici dovrebbe essere considerata come una risorsa formativa e non come un limite. Non dimentichiamoci infine che in tutte le grandi civiltà, l’anziano maestro era molto ricercato perché fonte di sapere e di saggezza.
Una docente precaria della Sicilia
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