La politica scolastica al tempo di Grillo

Il panorama politico del Paese ha subito un piccolo terremoto a seguito dell’esito delle recenti elezioni amministrative. L’epicentro del sisma si può certamente individuare in quell’area di contestazione della politica e dei politici ‘tradizionali’ alla quale l’ex comico Beppe Grillo ha dato voce e visibilità quantomeno mediatica.

L’effetto politico più appariscente del voto è stato però, accanto alle vistose perdite del Pdl e della Lega (e alla tenuta del Pd), la contemporanea sconfitta – politica ancor prima che numerica – dell’ipotesi che potesse essere il cosiddetto ‘terzo polo’ (Casini, Fini, Rutelli) ad approfittare delle evidenti difficoltà dei due maggiori partiti dell’ex coalizione di centro-destra per proporsi come baricentro di un nuovo equilibrio. I voti persi dal centro-destra sono finiti o nell’area, assai cresciuta, di un astensionismo diffidente verso i partiti o in quella di una protesta ancora più radicale, anti o post-politica, quella interpretata da Grillo.

L’eco delle elezioni francesi e del successo del socialista Hollande, alla guida di uno schieramento di sinistra, ha a sua volta rafforzato in primo luogo i fautori del bipolarismo, ma contemporaneamente anche quelli del governo tecnico sostenuto da quella specie di grande coalizione all’italiana, necessitata dalla crisi economica e finanziaria del Paese, cui è stato dato il nome di ABC (dal nome dei leader Alfano, Bersani e Casini). Il terremoto Grillo è stato infatti da molti interpretato come un avvertimento a tutto il sistema politico e il segno di un disagio sociale che solo l’alleanza, o almeno la non conflittualità, tra i maggiori partiti potrebbe controllare.

Se il movimento 5 stelle, come pare, si presenterà alle prossime elezioni politiche, si darà una forma istituzionale (come fece anche la Lega delle origini), avrà una rappresentanza, e le sue proposte si inseriranno nella dialettica politica e parlamentare. Quelle riguardanti l’istruzione, come la newsletter di Tuttoscuola ha già analiticamente dimostrato, non sono affatto rivoluzionarie: alcune appaiono perfino conservatrici, altre sono più innovative, ma è difficile attribuire loro un’etichetta di ‘destra’ o di ‘sinistra’. Sono normali proposte che si misureranno con quelle di altre forze politiche e sociali, come è nelle regole di una democrazia matura.