
Pubblichiamo qui di seguito il testo della lettera inviata al segretario di Stato cardinal Tarcisio Bettione dalle principali organizzazioni della scuola cattolica.
Eminenza Reverendissima,
Innanzitutto un grazie vivissimo da parte di tutti noi, studenti, genitori, dirigenti,docenti, per averci onorati in questa particolare e solenne circostanza con la Sua presenza.
La giornata di oggi che va a concludere il “1° Festival della dottrina sociale” ci porta a riflettere su una questione importante, nota come “parità scolastica”. Essa riguarda alcuni diritti fondamentali della persona umana, quali il diritto all’istruzione e all’educazione, alla libertà di scelta educativa della famiglia, alla libertà di insegnamento, all’eguaglianza tra i cittadini. Diritti universalmente garantiti dal diritto internazionale, ma anche dalla nostra Carta costituzionale.
La legge n. 62 del 2000 aveva acceso la speranza che anche in Italia, al pari di quasi
tutti i grandi Paesi avanzati dell’Occidente, questi diritti potessero avere piena
attuazione e cittadinanza. Infatti, la scuola paritaria aveva avuto in questa legge una
legittimazione del suo servizio “pubblico” e un riconoscimento formale quale
soggetto “costitutivo” ed integrante dell’unico sistema educativo nazionale (art.1.1).
Ma è stato un sogno di breve durata. Il contributo finanziario che ne era seguito,
seppur minimo rispetto al costo medio di un alunno di scuola statale (meno di un
quindicesimo), dal 2002 in avanti ha subito continui tentativi di tagli sostanziali (tra il
25 e il 30 per cento), solo parzialmente, poi, reintegrati, a seguito di estenuanti
trattative e pressioni dell’opinione pubblica e delle associazioni rappresentative.
Oggi la situazione si presenta drammatica. I tagli praticati nell’ultimo bilancio
triennale dello Stato sembrano definitivi e molte delle scuole paritarie cattoliche
hanno chiuso o stanno per chiudere la loro attività. E’ una grande voce della cultura e
della educazione che si va a spegnere nello scenario italiano e della Chiesa cattolica.
Paradossalmente proprio in un momento in cui di più si sente la sua esigenza. La
situazione precaria della nostra società, sradicata nei suoi valori fondamentali,
incapace di garantire uno spazio di vivibilità alle nuove generazioni, inadeguata a
sostenere la forte competizione internazionale, lacerata da estenuanti divisioni
ideologiche e politiche che sembrano incomponibili, macchiata da una dilagante
corruzione delle istituzioni, con indici di disoccupazione giovanile altissimi anziché
spingere la classe politica ad investire nella scuola, cioè nella istruzione, nella
formazione e nell’educazione, considerate in tutto il mondo come le risorse
strategiche per garantire il futuro dei singoli e delle nazioni, la penalizza con tagli
economici lineari e indiscriminati. In questo incomprensibile ed autolesionista gioco
al massacro è colpita la scuola statale, ma ancor di più la scuola paritaria.
Ormai siamo ad un bivio in cui è importante che tutti coloro che rivestono una
qualche autorità e che hanno a cuore il destino della scuola cattolica dicano
esplicitamente e senza mezze misure in che direzione vogliono andare e quali azioni
vogliono praticare perchè non succeda l’irreparabile.
Per quanto ci riguarda, noi tutti qui presenti, ci sentiamo interpretati da quel famoso e
vibrante discorso, pronunciato a Versailles dal card. di Parigi, Lustiger, nel lontano
1984 di fronte ad oltre un milione e mezzo di persone, appartenenti alle più svariate
classi sociali e gruppi ideologici, che protestavano contro una proposta di legge che
tendeva a discriminare e penalizzare la scuola non statale: “Una passione comune ci
riunisce: la libertà. La libertà di insegnamento e di apprendimento sono un diritto e
non si transige su un diritto… La libertà non la si può negoziare, è ciò che permette di
negoziare. Il diritto non si può negoziare è ciò che dà i mezzi per negoziare”.
Con questo spirito, con questa determinazione, con la speranza che anche in Italia sia
possibile avere una scuola, espressione della libera scelta delle famiglie ed
economicamente sostenuta dallo Stato, ci rivolgiamo a Lei perché ci sostenga in
questa richiesta di fronte a tutte le istituzioni italiane.
La nostra é una richiesta di civiltà giuridica, non di un privilegio in nome di una fede
o di una ideologia. La possibilità che in Italia possano coesistere anche istituzioni
scolastiche che non siano statali è garanzia di libertà, di pluralismo, di democrazia.
La loro presenza non si pone in termini antagonisti e di ostilità rispetto la scuola
statale ma di reciprocità, di interrelazione, di collaborazione, di sinergia perchè
entrambe svolgono una funzione pubblica indispensabile per il bene comune: quella
appunto dell’istruzione e dell’educazione.
Se venisse meno la scuola cattolica il Paese, ma anche la Chiesa, si impoverirebbe;
una grande tradizione pedagogica che ha contribuito ad educare intere generazioni di
lavoratori ed intellettuali, a creare sviluppo e benessere, a rafforzare la stessa unità
d’Italia andrebbe a disperdersi nel nulla. Noi questo non vogliamo che succeda. E
siamo grati verso tutti coloro che si impegneranno con noi perchè la scuola cattolica,
nell’interesse di tutti e non solo di coloro che la scelgono, abbia il giusto
riconoscimento anche economico da parte dello Stato e delle Istituzioni locali, e
quindi possa continuare a svolgere la sua attività.
Eminenza Reverendissima, Lei più volte pubblicamente con scritti e discorsi é
ritornata su questo problema della parità scolastica. La ringraziamo per questa sua
sensibilità e suo interessamento. Contiamo molto su di Lei. E’ un aiuto di cui
abbiamo urgente bisogno.
Verona 18 settembre 2011
Francesco Macrì Presidente Fidae, Martino Merigo Presidente Movimento Studenti
Cattolici, Maria Grazia Colombo Presidente Agesc, Luigi Morgano Segretario Fism,
Vincenzo Silvano Presidente Foe, Francesco Ciccimarra Presidente Agidae
A S. Em. Card. Tarcisio Bertone
Segretario di Stato
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