
Nel 2010 i contributi statali per le scuole paritarie erano stati pari a 539 milioni; per il 2011 la legge finanziaria ha previsto l’erogazione di 526 milioni, di cui 245 condizionati alla vendita del digitale terrestre tuttora non ancora iniziata. I restanti 281 milioni certi sono stati ridotti del 10% e sono diventati quindi 252.
Il Miur ha ripartito nell’aprile scorso per tutte le scuole paritarie poco meno di 168 milioni, che rappresentano gli 8/12 di quei 252 milioni “certi”, ma che sono meno di un terzo di quei 526 milioni da assegnare complessivamente per il 2011.
I restanti 245 milioni legati alla vendita del digitale terrestre, oltre ad essere ancora virtuali, fanno temere, se tutto va bene, un ritardo molto pesante nell’assegnazione.
È evidente come la situazione finanziaria delle scuole paritarie e, in particolare, delle scuole dell’infanzia che ne rappresentano la maggior parte, si stia facendo difficile, ancora una volta. I ritardi di assegnazione dei contributi, oltre alla loro decurtazione, si trasformano in indebitamenti verso le banche o in aumento delle rette per le famiglie.
La Fism, Federazione delle scuole materne, le cui istituzioni aderenti accolgono ben 550 mila dei 635 mila bambini iscritti alle scuole dell’infanzia paritarie, ha lanciato, ancora una volta, un grido di aiuto, promuovendo tra tutte le famiglie l’iniziativa dell’invio di una cartolina indirizzata al Presidente del Consiglio, al ministro dell’economia, Giulio Tremonti e al ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini. Le cartoline riportano una sola richiesta: non tagliare la libertà di educare.
Ne è già stato inviato oltre mezzo milione. Basterà per scongiurare a settembre il tracollo finanziario del settore?
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