
2° Rapporto: il dibattito
Nel confronto seguito alla presentazione del 2° Rapporto di Tuttoscuola, e dopo l’intervento del ministro Gelmini, l’assessore all’istruzione e formazione della regione Emilia-Romagna, Patrizio Bianchi, ha messo l’accento sulla valorizzazione dell’apporto delle regioni e degli enti locali alla realizzazione di un’offerta formativa più corrispondente alle esigenze dei giovani e delle imprese, con particolare riferimento al settore della formazione tecnica e professionale.
La più grande preoccupazione, ha obiettato Giuseppe De Rita, presidente del Censis, è però l’incapacità del nostro Paese di fare sintesi. In questo senso non è scontato che il federalismo scolastico si riveli uno strumento di perequazione e riequilibrio più efficace del tradizionale centralismo scolastico.
Prioritaria, ha detto Massimo Di Menna, è la riqualificazione della spesa per l’istruzione a tutti i livelli, da quello nazionale a quelli di competenza degli enti locali, evitando però la frammentazione degli interventi anche attraverso la formazione di reti di scuole. Essenziale è però anche il definitivo superamento del precariato, valirizzando la professionalità e riaprendo il canale dei concorsi.
Secondo Giuseppe Desideri, presidente del’AIMC, la scuola italiana, come mostra anche il Rapporto di Tuttoscuola, è in grave ritardo sul fronte della diffusione delle nuove tecnologie, ma il maggiore problema è quello della formazione dei docenti, iniziale e in servizio.
La voce delle associazioni dei genitori è stata rappresentata da Davide Guarneri, presidente dell’AGe, a cui giudizio la scuola italiana, compresa quella paritaria, è ancora troppo rigida: dovrebbe aprirsi di più al territorio e a una collaborazione più efficace con le famiglie. Occorre però realizzare, anche a garanzia delle famiglie, un robusto sistema di valutazione nazionale che dia conto della qualità dell’offerta formativa in tutti i suoi aspetti, raccogliendo a livello istituzionale la sfida lanciata da Tuttoscuola con il suo Rapporto.
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