Abrogato l’emendamento per la proroga delle attuali graduatorie ad esaurimento e convertito in legge definitivamente il decreto “milleproroghe” sulla base anche delle osservazioni del Quirinale, l’Amministrazione scolastica si prepara ora ad affrontare i pesanti effetti della sentenza della Corte costituzionale che ha salvato l’inserimento “a pettine” nelle graduatorie provinciali. 

Passato il rischio di un nuovo contenzioso per la proposta della proroga, l’Anief alza il tiro e chiede di “trattare” con il Miur per l’applicazione della sentenza.

Non è ancora chiara la modalità da seguire per dare esecuzione alla sentenza, anche perché non è stato quantificato il numero degli aventi titolo, vincitori del ricorso. Non è nemmeno chiaro se questi vincitori del ricorso, oltre al riconoscimento giuridico della mancata nomina avranno anche diritto, in modo automatico, al pagamento degli stipendi non corrisposti o dovranno invece aprire una causa civile per ottenere il pagamento della retribuzione mancata.

A quanto ammonta l’onere a carico del Miur per pagare quegli stipendi?

Supposto che siano effettivamente 15 mila, come ha più volte sostenuto l’Anief, i docenti vincitori del ricorso che avranno diritto all’inserimento in graduatoria secondo il punteggio posseduto, l’Amministrazione scolastica dovrebbe corrispondere al massimo due annualità di stipendio (13.ma compresa) a ciascuno di loro.

Calcolato l’importo annuo medio di 25/26 mila euro (comprensivo degli oneri riflessi a carico dello Stato), vi sarebbe un esborso a carico dell’erario di circa 750 milioni di euro complessivi per due annualità. Si potrebbe arrivare anche a un miliardo se all’ultima ora a questi ricorrenti se ne aggiungessero altri che, in base alla sentenza della Consulta, volessero chiedere ai tribunali civili di essere inseriti a pettine nelle vecchie graduatorie.

Comunque vada questa ultima parte del contenzioso, non si può non dire: pettine, quanto mi costi!