
Censis: bisogna tornare a desiderare

La parola d’ordine del 44° rapporto Censis è “tornare a desiderare”.
E’ un’Italia “appiattita”, che stenta a ripartire, appesantita da un inconscio collettivo senza più legge nè desiderio quella che esce dall’analisi del Censis contenuta nel 44/mo Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2010.
Il rapporto è stato presentato questa mattina a Roma dal presidente del centro studi, Giuseppe de Rita, e dal direttore Giuseppe Roma. Abbiamo resistito ai mesi più drammatici della crisi, dice il Censis, seppure con una “evidente fatica del vivere e dolorose emarginazioni occupazionali”.
Sono evidenti manifestazioni di fragilità sia personali sia di massa: comportamenti e atteggiamenti spaesati, indifferenti, cinici, passivamente adattativi, prigionieri delle influenze mediatiche, condannati al presente senza profondità di memoria e futuro. E una società appiattita “fa franare verso il basso anche il vigore dei soggetti presenti in essa”. Così all’inconscio, ammonisce il Censis, manca oggi la materia prima su cui lavorare: il desiderio.
Ma “tornare a desiderare è la virtù civile necessaria per riattivare la dinamica di una società troppo appagata e appiattita”. E’ questa l’indicazione che viene dalle considerazioni generali che aprono il rapporto di quest’anno, e che costituisce la chiave di lettura delle diverse sezioni in cui esso, come di consueto, si articola.
Torneremo con altre notizie sull’analisi che il volume dedica al settore della formazione.
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