
Eppure questo dovrebbe essere un Governo amico delle scuole paritarie e di quelle cattoliche. Una parte consistente dell’attuale opposizione non perde occasione per criticare l’esecutivo per quella che ritiene, nell’insieme, un attacco alla scuola pubblica attraverso i pesanti interventi di riduzione dei posti nella scuola statale, che avrebbe, come conseguenza, una attenzione particolare al rafforzamento della scuola privata.
Anche gli ultimi fatti, preceduti da altri dello stesso segno, dimostrano che questa presunta attenzione (un trattamento privilegiato) alla scuola privata non c’è. Insomma si limita l’investimento sulla scuola in generale, statale o non statale che sia.
Da sei-sette anni complessivamente le scuole paritarie, per effetto della legge 62/2000, fruiscono di un contributo finanziario di 534 milioni di euro che negli ultimi due anni è stato decurtato di circa un terzo per essere poi reintegrato faticosamente (come è successo anche quest’anno) dopo pesanti pressioni delle scuole. Non un centesimo di aumento, anzi.
E al momento del tardivo reintegro, paradossalmente, la maggioranza non perde occasione per mettere in evidenza un’attenzione (che realmente non c’è), mentre l’opposizione coglie l’occasione per parlare di privilegi (ma si tratta di restituzione di qualcosa che era stato tolto) verso la scuola privata a danno di quella pubblica.
In mezzo agli opposti proclami ci sono le scuole paritarie, e tra queste quelle cattoliche, sempre più deluse e disorientate da quello che ritenevano (e forse ancora ritengono) un governo amico.
Questa politica dell’elastico (togliere per restituire), ritardando l’assegnazione delle risorse fino al limite della rottura e mettendo seriamente in pericolo la funzionalità del servizio, a chi serve?
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