Oggi l’incontro MIUR-sindacati

E’ in corso al Ministero il preannunciato incontro tra il MIUR e i sindacati “per un confronto sullo stato delle operazioni preordinate all’avvio dell’anno scolastico 2009/10 e sugli esiti del monitoraggio dell’organico di fatto del personale scolastico“.

All’ordine del giorno della riunione, che si svolge a livello tecnico (quindi senza la presenza del Ministro), sono le  questioni riguardanti l’avvio del nuovo anno scolastico, a partire dalle modalità organizzative riguardanti le immissioni in ruolo e gli ammortizzatori a favore di circa 16.000 precari annuali che a settembre si ritroveranno disoccupati a causa dei tagli.

Nell’incontro “politico” dello scorso 4 agosto il ministro Mariastella Gelmini  prese alcuni impegni precisi, che i direttori generali e i sindacalisti provano oggi a definire meglio entrando nei dettagli. Per quanto riguarda le assunzioni a tempo indeterminato è tutto già chiaro: saranno 16.000, tra docenti e Ata,  mentre rimane da risolvere il problema dei finanziamenti rivolti al personale che dopo almeno un anno di supplenza annuale rimarrà senza lavoro, e per i quali si era parlato di “contratti di disponibilità”.

Il ministero dell’Istruzione ha già trovato l’accordo con l’Inps (che erogherà la disoccupazione, circa il 40% dello stipendio, a fine mese come se si trattasse di una sorta di busta paga), ma dalle regioni, che si sarebbero dovute far carico di un’altra fetta di stipendio, sono giunte risposte non sempre positive. Meno di un terzo (Marche, Campania, Lombardia, Sardegna, Puglia, Sicilia e Veneto) sono state possibiliste o hanno dato già l’assenso a realizzare delle convenzioni con il Miur per impegnare i docenti ed il personale Ata ‘storico’, rimasto disoccupato, su progetti formativi a supporto della didattica, dei progetti che contrastano la dispersione scolastica o che favoriscono l’integrazione-alfabetizzazione di studenti stranieri, o, ancora, per il sostegno ad allievi diversamente abili.

Dalle altre regioni, sinora, non sarebbero giunte risposte positive. Se non ci saranno novità solo una parte dei precari potrà arrivare a ricevere il 70-80% dello stipendio. Gli altri, quelli che svolgono il servizio nelle regioni che non aderiscono alla convenzione, si dovrebbero accontentare di circa metà stipendio e forse del riconoscimento dell’anzianità di servizio, pur senza lavorare.