Riparte in tono minore il referendum anti legge 107. Ma è parte di un progetto politico

Dopo il netto fallimento, nello scorso mese di settembre, dell’iniziativa promossa dal leader del movimento ‘Possibile’ Giuseppe Civati, che puntava all’abrogazione della legge 107 nel suo insieme, riparte ora la carovana degli abrogazionisti, sia pure con ambizioni assai più circoscritte: quattro quesiti su punti specifici delle legge, quelli ritenuti dagli organizzatori più attaccabili.

Lo schieramento, almeno sulla carta, è importante: ne fanno parte, nell’ordine, il Comitato nazionale di sostegno alla LIP per una buona scuola per la Repubblica, Flc-Cgil, Cobas, Gilda, Unicobas, USB, SGB, CUB, Il sindacato è un’altra cosa (area congressuale Flc-CGIL), UdS, Link, Coordinamento nazionale scuola della Costituzione, Associazione nazionale per la Scuola della Repubblica, Adam, Adida, AND, Mida, Retescuole, Cesp, Illumin’Italia.

Un raggruppamento che sulla carta, anche considerando il numero degli iscritti alle diverse sigle (ma si nota l’assenza di Cisl, Uil e Snals), dovrebbe poter raccogliere le 500.000 firme necessarie. La raccolta delle firme inizierà nel mese di aprile.

I quattro quesiti riguardano le seguenti materie:

– School bonus: sarà chiesto che le erogazioni liberali non siano riservate alle singole scuole, ma all’intero sistema scolastico;

– Poteri del dirigente scolastico: abrogazione della chiamata diretta degli insegnanti da parte del dirigente scolastico;

– Alternanza scuola-lavoro: abrogazione dell’obbligo di 200 ore nei licei e 400 ore nei tecnico-professionale, lasciando le scuole libere di organizzare tali attività;

– Valutazione del merito da parte del dirigente scolastico: abrogazione parziale dei relativi commi, allo scopo di ripristinare le funzioni precedenti del comitato di valutazione, e attribuzione del fondo per la valorizzazione dei docenti alla contrattazione.

La motivazione che viene data è esplicitamente politica: “Si tratta soprattutto di rilanciare un nuovo modello sociale per contrastare quello che il Governo Renzi ha affermato a colpi di voto di fiducia nelle principali zone di espressione dell’interesse generale: ambiente, diritti, scuola, democrazia”, si legge nel comunicato dei promotori del referendum.

Il referendum contro la 107 è dunque parte di un progetto di aggregazione politica (e forse elettorale) più ampio. Lo dimostra il fatto che esso sarà lanciato il prossimo 13 marzo in un’assemblea nazionale che si terrà a Roma e che, oltre ai quesiti sulla scuola, ne presenterà anche altri, tra cui uno per abrogare gli incentivi alla privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali e un altro per ottenere lo stop definitivo alle trivellazioni petrolifere in terra e in mare (opzione “trivelle zero”).